Crisi economica e fiato sospeso da parte delle imprese per l’entrata in vigore della Riforma del Lavoro: queste le due determinanti del drastico calo delle assunzioni nella prima metà del 2012, con una flessione più marcata nel Mezzogiorno e una diminuzione del peso dei contratti a tempo indeterminato soprattutto tra le PMI.
Sono i dati del report del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, che rileva anche una competizione globale sempre più agguerrita tale da spingere le imprese a puntare su risorse di qualità: il peso dei laureati sul totale delle assunzioni programmate registra infatti un aumento.
Fra le professioni più ricercate: economisti, ingegneri, medici e paramedici fra i laureati, ragionieri, meccanici e specializzati nell’indirizzo turistico alberghiero fra i diplomati. Vediamo tutti i dati nel dettaglio.
Assunzioni in calo nel 2012
Sono poco più di 631mila le assunzioni di dipendenti che le imprese prevedono di effettuare nel 2012, il 25% in meno rispetto al 2011. Pesa senz’altro il perdurare della crisi, ma la dinamica delle entrate e delle uscite dal mondo del lavoro indica che con ogni probabilità ci sono anche effetti della Legge Lavoro: oltre al tasso di entrata, che presenta un saldo negativo del 5% sul 20111, è in calo anche quello di uscita, -6,7%.
Prevale insomma un atteggiamento di attesa, e si segnala una certa staticità della dinamica occupazionale: le imprese manifestano un discreto timore nell’assumere nuovo personale ma, al contempo, fanno attenzione a mantenere le risorse umane già stabilizzate ed integrate nei processi aziendali.
Sono però in forte aumento rispetto agli anni scorsi le uscite determinate dalla scadenza del contratto a termine, che non viene rinnovato: sono pari al 58,9%, contro il 51% circa del 2011. Fra l’altro, nella stragrande maggioranza dei casi i mancati rinnovi non sono determinati dal pensionamento (che anzi è in flessione come motivazione).
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, il calo è più evidente nel Mezzogiorno. Il saldo fra entrate e uscite nelle regioni meridionali e nelle isole porta a 42mila posti di lavoro in meno, con un tasso in flessione dell’1,7%. Maglia nera alla Sicilia: Enna, Ragusa e Siracusa sono le tre province italiane con i tassi più negativi, e nelle prime 24 posizioni ci sono anche Messina, Catania, Caltanissetta, Agrigento. Nell’intera regione, il calo dell’occupazione dipendente è pari al 2,2% (oltre 11mila posti in meno).
La provincia italiana in cui l’occupazione 2012 si riduce di meno è Bolzano, seguita da Piacenza, Padova, Lodi.
Sul totale delle 631mila assunzioni previste, il personale non stagionale è pari al 64,4%, in calo di circa sei punti rispetto al 2011. Questo ridimensionamento dei contratti non stagionali è abbastanza uniforme sul territorio, mentre ci sono differenze per quanto riguarda le dimensioni delle imprese: è un fenomeno più diffuso nelle PMI con meno di 50 dipendenti, dove la contrazione è pari al 51,1%.
Il quadro dell’indagine, commenta Ferruccio Dardanello, il presidente di Unioncamere, «delinea una situazione di ulteriore difficoltà del Paese e soprattutto delle più deboli economie meridionali. Occorre una iniezione di fiducia alle nostre imprese che, in questo contesto così turbolento, non possono che dimostrarsi caute nell’assumere impegni contrattuali nuovi».
Figure più ricercate
Come detto, l’inasprimento della competizione legato alla crisi porterà molte imprese a investire nell’accrescimento della qualità di prodotti e servizi, portando come conseguenza un più consistente peso dei laureati sul totale delle assunzioni programmate: il 14,5% quest’anno, 2 punti percentuali in più rispetto al 2011.
Attenzione: in termini assoluti c’è una contrazione sul 2011 che riguarda anche le assunzioni di dottori, che saranno comunque 15mila in meno rispetto al 2011.
Comunque, le 407mila assunzioni a carattere non stagionale interessano quasi 59mila laureati (il 14,5% del totale), 166mila diplomati (il 40,9%), 50mila qualifiche professionali (il 12,3%) e circa 132mila persone prive di un titolo di studio specifico (il 32,3%).
L’incremento della quota di laureati va a discapito soprattutto delle qualifiche professionali (in diminuzione di 1,2 punti) e delle persone prive di formazione specifica (in diminuzione relativa di 7 decimi di punto). Stabile la quota di diplomati richiesti (che nel 2011 era pari al 41%).
Al primo posto nella classifica delle professionalità più ricercate, gli economisti, a cui le imprese intendono riservare circa 17mila posti di lavoro. Seguono i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione, (7mila posti): aggiugendo anche le altre specializzazioni in ingegneria, il numero delle richieste è simile a quello degli economisti. Terzo posto per medici e in genere laureati con indirizzo sanitario e paramedico, quarti i laureati con indirizzo insegnamento e formazione.
Il 51,4% dei laureati neo-assunti potrà, secondo le imprese, essere un giovane appena uscito dal sistema formativo. Al 51,7% dei laureati viene proposto un contratto a tempo indeterminato, mentre all’apprendistato di alta formazione recentemente riformato le imprese faranno ricorso per il 7,7% delle assunzioni di laureati. Per il 2,9% si ricorre poi al contratto di inserimento, mentre il 36,7% dei laureati viene inquadrato con un contratto a tempo determinato.
Per quanto riguarda i diplomati, ai primi tre ci sono gli indirizzi:
- amministrativo-commerciale (quasi 40mila posti),
- meccanico (più di 15mila),
- turistico-alberghiero (oltre 9mila),
- socio-sanitario, con quasi 7mila assunzioni previste, mille in più del 2011,
- informatico, a quota 4600 assunzioni, superato in questo 2012 dal settore socio-sanitario,
- elettrotecnico, 4mila assunzioni.
Nel 39,7% dei casi i diplomati saranno assunti con contratto a tempo indeterminato, l’apprendistato interesserà il 12,3%, l’inserimento l’1,8% e il tempo determinato il 43,8% dei neo assunti con un titolo di studio secondario.
Infine, fra le qualifiche professionali con oltre 10mila assunzioni vince l’indirizzo turistico-alberghiero che risale quattro posizioni superando il socio sanitario, il settore meccanico e quello edile.
Minori, rispetto a laureati e diplomati, le opportunità offerte ai giovani in uscita dal sistema formativo (il 36,2% delle 50mila assunzioni previste per questo titolo di studio), ad eccezione dell’indirizzo socio-sanitario per il quale le imprese sono disponibili ad assumere, nel 63,9% dei casi, giovani privi di esperienza.
Alle persone in possesso di qualifica o diploma professionale, il sistema privato offre, nel 40,4% dei casi, contratti a tempo indeterminato, nel 12% contratti di apprendistato e nello 0,6% contratti di inserimento. Il 43,8% dei rapporti di lavoro, invece, riguarda contratti a tempo determinato.