Fumata nera per i tre disegni di legge approdati in Senato che riproponevano l’ipotesi di condono edilizio in Italia su proposta del Popolo della Libertà: il Governo ha posto la fiducia sul Decreto Terremoto – con le misure a tutela delle zone terremotate in Emilia Romagna, Veneto e Lombardia – ma senza gli emendamenti proposti sul condono edilizio 2003.
I firmatari dei tre provvedimenti sul condono edilizio – Carlo Sarro, Gennaro Coronella e Nitto Palma – proponevano di destinare il 50% dei proventi della sanatoria ai terremotati.
Con il voto di fiducia (votata con 247 voti a favore, 11 contrari e 4 astenuti), il decreto stanzia altri 6 miliardi di euro per la ricostruzione nelle zone terremotate ma non contiene traccia della richiesta di condono edilizio (volta a fermare la demolizione di edifici abusivi in Campania ma poi estesa all’intero territorio nazionale).
La questione di fiducia, come aveva precisato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda in occasione dell’annuncio in Aula, è stata posta sul testo del Decreto Terremoto approvato dalla Camera, quindi senza misure per il condono edilizio 2003, anzi: la decisione di porre la fiducia sarebbe stata presa proprio per evitarne l’approvazione.
Una decisione che ha portato i senatori campani firmatari dei provvedimenti sul condono edilizio a dichiarare la propria intenzione di disertare il voto di fiducia. Reazione criticata dal Pd che ha giudicato «la posizione di Nitto Palma estranea a questo tema: collegare il voto a un tema che non ha nulla a che fare con gli interventi a seguito del terremoto in Emilia voleva dire solo fare confusione».
Anche perché, sottolinea il senatore del Pd Roberto Della Seta «quella norma serviva a riaprire il termine del condono edilizio del 2003: inserirla in questo provvedimento sarebbe stato strumentale e stigmatizzato anche dai cittadini campani».
Secondo la senatrice del Pd Mariangela Bastico addirittura la posizione assunta dai senatori campani del Pdl distruggerebbe «l’unità d’intenti sul decreto terremoto che era stata raggiunta alla Camera».