Tra il 2000 e il 2012 il numero dei posti di lavoro nella Green Economy è aumentato da 2,5 a 4 milioni nell’Unione Europea. Sono dati Ecorys diffusi nel corso del workshop “Il contributo dei lavori verdi allo sviluppo sostenibile in Italia dopo Rio+20”, organizzato a Roma dal ministero dell’Ambiente nell’ambito del Programma operativo nazionale governance e azioni di sistema, finanziato dal Fondo sociale europeo.
Nel periodo 2004-2011 in Europa si è registrata anche una crescita degli investimenti in energia da fonti rinnovabili (30 miliardi di euro) mentre, al contrario, la spesa per ricerca e sviluppo in green energy, dopo un incremento dal 2008 al 2010, ha subito un drastico calo nel 2011.
Questa diminuzione è la conseguenza – come ha spiegato Alessandro Carettoni, Direttore di ricerca CER – da un lato dell’incertezza sugli incentivi e dall’altro dell’esaurirsi dei pacchetti di stimolo all’economia verde contro la crisi.
Al workshop è intervenuto anche il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che ha ricordato che con il Decreto Sviluppo sono stati stanziati 470 milioni di euro nel 2012. “Soldi veri – ha affermato – già disponibili per migliaia di lavoratori disoccupati che vengono da settori non più competitivi o obsoleti e che bisogna sostenere con la creazione di nuovi posti di lavoro nel campo delle nuove tecnologie”.
L’Italia ha avviato inoltre una serie di azioni che mirano a promuovere l’occupazione giovanile nei settori di punta dell’economia verde: dalle fonti rinnovabili, ai biocarburanti, alla messa in sicurezza del territorio, delle infrastrutture e degli edifici.
Tra le misure adottate il Fondo rotativo di Kyoto, il credito d’imposta per le imprese che investono su giovani altamente qualificati e il finanziamento agevolato ad aziende green che assumano giovani con meno di 35 anni.
L’obiettivo dell’amministrazione governativa è ambizioso: rendere più green tutti i mestieri. In quest’ottica ruolo centrale è attribuito alla formazione ambientale. Puntare su questo strumento significa ottenere positive ricadute sul piano occupazionale – come dimostrano i dati Isfol su master e lauree triennali a conferma che l’ambiente produce risultati in termini di lavoro, per giunta green.