Il taglio del costo del denaro da parte della Bce ha una ricaduta positiva sulle imprese, che risparmieranno 2,26 miliardi di euro all’anno. I calcoli sul vantaggio per le imprese è stato fatto dalla Cgia di Mestre che, partendo dai livelli di indebitamento del sistema della aziende italiane, offre anche una panoramica regione per regione. Il risparmio medio annuo è particolarmente marcato in Lombardia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna.
A queste considerazioni se ne può aggiungere una più generale, relativa al fatto che la Banca Centrale Europea lo scorso 5 luglio non ha solo tagliato il tasso ufficiale di sconto di 25 punti base, portandolo allo 0,75% (il livello più basso mai raggiunto d quando esiste l’euro, per la prima volta sotto l’1%), ma ha anche azzerato il tasso sui depositi.
Anche questa è una misura che potrebbe portare benefici alle imprese, perchè significa che le banche non sono più remunerate dal deposito di capitali presso la Banca Centrale. Si tratta quindi di un possibile incentivo a impiegare i capitali per finanziare l’economia reale, a partire dalle imprese.
Tornando al tasso ufficiale di sconto, quando una banca centrale abbassa il costo del denaro come in questo caso, utilizza un importante strumento di politica monetaria per dare impulso all’economia, per esempio stimolando la liquidità nel sistema.
La Cgia di Mestre ha calcolato quale potrebbe essere il vantaggio per le imprese partendo dal livello di indebitamento delle aziende italiane nei confronti del sistema bancario: 904,2 miliardi di euro (secondo i dati disponibili al 30 aprile 2012). La riduzione di 25 punti basi sul tasso di sconto dovrebbe dar luogo a una contrazione degli interessi annui a carico delle imprese pari a 2,26 miliardi in totale. Per ogni singola impresa, significa una diminuzione della spesa media annua pari a 432 euro.
Il segretario della Cgia Giuspepe Bortolussi fa subito una precisazione importante, sottolineando che «la riduzione del tasso di interesse stabilito dalla Bce potrebbe non tramutarsi in una corrispondente contrazione del costo del denaro anche a livello locale». Quindi avverte: «è verosimile che i risparmi in capo alle aziende da noi stimati possano essere sovrastimati».
Comunque, il calcolo è utile per avere un’idea di massima della “posta in gioco”.
Effetti dei tassi per regione
In base alla suddivisione delle aziende regione per regione, si nota come sconto debba riflettersi nella stessa misura, lo 0,25%, anche a livello bancario italiano. Ad avvantaggiarsene maggiormente sembrano essere le imprese della Lombardia: nella regione c’è un indebitamento complessivo delle imprese intorno a 252 miliardi di euro, quindi il risparmio per l’intero sistema delle imprese si calcola (sempre considerando il taglio dello 0,25%) in 630 milioni di euro, che per ogni singola impresa significa una diminuzione media di 766 euro l’anno.
In seconda posizione, il Trentino Alto Adige, dove per ogni azienda si calcola un risparmio di 686 euro. Debito complessivo a 27,9 miliardi, risparmio complessivo del sistema imprese regionale 69,7 milioni.
Segue l’Emila Romagna, con una riduzione di 596 euro a impresa. Sopra i 500 euro anche Lazio e Veneto, fra i 400 e i 450 Toscana e Friuli Venezia Giulia.
Per completare la panoramica, fra i 300 e i 400 il risparmio medio delle aziende di Valle d’Aosta, Umbria, Piemonte, Marche, Liguria. A quota 276 l’Abruzzo, sotto i 200 euro Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Il fanalino di coda è la calabria, con un riduzione media annua per impresa pari a 126 euro.
Rata dei mutui
Infine, può essere utile una considerazione che invece interessa maggiormente le famiglie: sulla rata dei mutui non si attendono grossi cambiamenti.
Il tasso di riferimento per i mutui a tasso varabile, nella stragrande maggioranza dei casi, è l’Euribor, che è influenzato dal tasso Bce ma che in realtà sul mercato aveva già scontato il ribasso (la mossa di Francoforte era attesa).