Responsabili di aziende in crisi? Licenziati

di Alessandra Gualtieri

5 Ottobre 2009 17:00

La crisi colpisce anche i vertici delle aziende: nel 2009 già persi 7mila posti da manager nelle imprese private. A rischio la competitività

La crisi colpisce i dipendenti? Ebbene, anche manager e capi azienda “tremano”: il riassetto del personale – indispensabile in molte aziende – non sempre salva l’esecutivo: secondo Federmanager, nel 2009 hanno perso il lavoro già 7mila dirigenti fra responsabili, direttori e manager. E solo nel settore privato.

Ingenti anche i numeri dell’esecutivo in crisi nel Terziario (2mila figure quadro licenziate) e Industria (5mila), con stime preoccupanti per fine anno: 13mila posti da responsabile in meno.

Alla luce dei dati, giunge la proposta Federmanager al Ministero del Welfare: un piano di ammortizzatori sociali pubblici anche per dirigenti: la richiesta verrà formalizzata la prossima settimana.

Secondo il presidente di Federmanager, Giorgio Ambrogioni, i manager d’azienda sono «gli unici lavoratori italiani che, pur pagando i contributi, sono esclusi da forme di tutela e di sostegno al reddito».

Tanto più che reinserirsi nel mercato del lavoro è sempre più difficile: nel 2009 le agenzie di Outplacement – che aiutano a farlo – avranno il 30% in più di risorse da ricollocare, come evidenziato da Marco Tagliabue, presidente dell’AISO (Associazione Italiana Società di Outplacement).

Pur non volendo neanche provare a fare un confronto numerico tra dirigenti lavoratori licenziati, l’allarme lanciato è in realtà di tpo strategico: a venire meno, sono figure importanti per il rilancio e la competitività dell’impresa, perchè capaci di traghettare le aziende in crisi fuori dalla recessione.

Ambrogioni, infatti, sottolinea il crescente taglio di figure di traino, ossia quelle responsabili dei settori Innovazione, Marketing strategico e Tecnologia.

Secondo molti manager licenziati, una tendenza non rara – anche nelle nelle Pmi – è infatti quella di sfruttare la crisi per fare piazza pulita dei manager meno giovani e flessibili, promuovendo magari nuove professionalità a posti di dirigenza ma con stipendi sottodimensionati rispetto alle oggettive responsabilità assunte.