La riforma del lavoro è passata alla Camera, dopo la fiducia sui quattro capitoli, con il voto finale (393 voti favorevoli, 74 contrari e 46 astenuti) in cui sono riemerse le ben note zone d’ombra: oltre al voto frammentato del Pd si segnala l’astensione dello stesso relatore del Ddl, Giuliano Cazzola.
Le polemiche si sono poi riaccese sulla dichiarazione emblematica, in un’intervista al Wall Street Journal, del ministro del Welfare Elsa Fornero secondo cui la Riforma del Lavoro risponde ad un nuovo assunto: «il lavoro non è un diritto».
Ennesima gaffe o dichiarazione di intenti?
In realtà, la dichiarazione nata in risposta alle critiche del WSJ – che aveva parlato di una riforma del lavoro inconcludente, è stata “vittima” di una interpretazione ambigua, (colpa della con fusione tra “job” e “work“).
Fornero ha dunque corretto il tiro spiegando: «stiamo cercando di proteggere le persone, non i loro posti. L’attitudine delle persone deve cambiare. Il posto lavoro deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio».
Una distinzione sottile ma non del tutto insignificante: se i posti di lavoro fossero un diritto lo Stato dovrebbe garantirne uno a tutti i cittadini.
Lavoro: diritto costituzionale
Dichiarazioni a doppio taglio, che come sottolineato da più parti si distaccano pericolosamente dalla stessa Costituzione italiana che definisce la nostra una Repubblica fondata proprio sul lavoro.
Con la sua frase il ministro ha però inteso ribadire ancora una volta che il mercato del lavoro sta cambiando e che i giovani devono imparare a non pensare al posto fisso.
Pensiero comunque discutibile, pur non volutamente in polemica con la Costituzione italiana.
Le reazioni sono state violente, forse inevitabili in questo clima rovente.
“Il ministro incostituzionale” titola l’Unità all’indomani delle dichiarazioni.
Per Paolo Ferrero (Rifondazione Comunista) «le parole del ministro Fornero sono aberranti il lavoro in Italia è un diritto costituzionale. Si rilegga gli articoli 1 e 4, tra i Principi fondamentali della nostra Carta».
Stessa linea di pensiero per la Lega Nord che ribadisce «il lavoro è un diritto» scritto nella Costituzione.
Anche Antonio Di Pietro (IdV) va giù pesante contro Fornero e scrive sul suo blog: «se i lavoratori per caso leggessero il Wall Street Journal di oggi scoprirebbero che dal giorno alla notte hanno perso anche il diritto formale al lavoro. A quanto pare la badessa Fornero ha riscritto, tutta da sola e senza chiedere il permesso a nessuno, l’art. 1 della Costituzione».