Uscire dalla crisi è possibile, a patto di adottare comportamenti virtuosi. Possibilmente, quelli individuati dall’indagine Osservatorio SMAU – School of Management, condotta su 1.200 piccole e medie imprese italiane e presentata ieri a Milano.
Prima di tutto è necessario fare “shopping in saldo“, ovvero puntare su fusioni e acquisizioni tra imprese con alto potenziale di sviluppo futuro anche se attualmente in difficoltà finanziaria, come hanno fatto alcune Pmi del campione.
Quindi bisogna “fare pulizia“, avviare attività di revisione interna ed ottimizzazione dei processi aziendali, eliminando le inefficienze che si sono accumulate con il tempo.
Altra buona pratica è quella di pianificare l’andamento futuro dell’impresa, sviluppando e migliorando le capacità di analisi e controllo dello stesso.
Inoltre è necessario innovare i propri prodotti e servizi puntando a quei settori di mercato che hanno risentito meno della crisi.
Infine, bisogna tenere sempre da parte delle “scorte di sicurezza” alle quali poter attingere nei momenti di difficoltà o in caso di operazioni straordinarie.
La stessa indagine ha anche analizzato il livello di maturità ICT delle imprese italiane, evidenziandone un graduale aumento: dal 2009 al 2007, su una scala da 0 a 100, è salito da 40 a 49. Il numero di imprese lungimiranti, ovvero che utilizzano in modo evoluto sia l’infrastruttura Ict che il parco applicativo, sono passate dal 12% al 17%.
La percentuale di imprese immature invece è passata dal 42% al 34%. Nonostante però la maggiore consapevolezza dell’importanza strategia dell’Ict in azienda, a causa della crisi, solo il 38% del campione (contro il 50% di due anni fa) dimostra di voler sviluppare progetti Ict rilevanti nel 2010.