Non sono bastate le aspre polemiche degli “imprenditori in regola” e i gravi dubbi di etica pubblica sulla possibile incostituzionalità del provvedimento a bloccare l’iter parlamentare di approvazione dello Scudo fiscale “esteso” ai reati amministrativi: la pregiudiziale è stata messa da parte con 27 voti di scarto, avendo il Pd “latitato” in Aula con ben 51 assenze, assieme a 6 degli esponenti UDC e 2 di quelli IDV.
Tuttavia, slitta a domani il voto alla Camera sul tanto dibattuto decreto che estende l’applicabilità dello scudo fiscale a reati come falso in bilancio ed emissione di fatture false nonostante la fiducia richiesta dal Governo e ottenuta ieri in serata.
A deciderlo, la conferenza dei capigruppo della Camera, dopo la bufera politica delle ultime ore: serve più tempo per dare spazio al dibattito, per il quale però non ci si potrà spingere oltre le ore 13:00 di domani.
Il limite delle 15:00 odierne era stato stabilito ieri dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, e motivato con la necessità di lasciare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano un margine sufficiente di valutazione del testo prima della definitiva conversione in legge prevista entro sabato, pena la decadenza.
Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha provato a difendere lo Scudo fiscale, invocando realismo e promettendo reinvestimento: «bisogna essere realisti: questi soldi sono sfuggiti al controllo dell’erario». Secondo il Premier, dunque, il fine giustifica i mezzi, potendo mettere le mani su «alcuni miliardi da spendere per lo sviluppo».
Opposizione (in primis Antonio Di Pietro, con tanto di coppola “mafiosa” dinanzi a Montecitorio per lanciare un appello al capo dello Stato), Banca Etica, società civile, piccole imprese e cittadini, però, hanno reso il dibattito parlamentare una questione etica oltre che fiscale. Imponendo cautela normativa e maggiore dialogo politico sul contestato provvedimento.
Con l’approvazione del testo emendato, lo ricordiamo, si sanano le frodi fiscali culminate con l’espatrio di capitali e beni di lusso – per quanto sia necessario attendere la circolare che l’Agenzia delle Entrate per conoscere il dettaglio dei beni “condonabili” – al fine di rimpatriarli con un simbolico balzello del 5%: il provvedimento fiscale dovrebbe comunque permettere di rastrellare in questo modo circa 300 miliardi.