La crisi economica colpisce anche i redditi: gli stipendi degli Italiani crescono meno dell’inflazione e quindi perdono potere d’acquisto.
Secondo i dati ISTAT, le retribuzioni nel primo trimestre 2012 segnano un aumento troppo lento (+0,4% rispetto a fine 2011 e +2,1% su base annua), a fronte di un’inflazione che a fine marzo è balzato al 3,3%: questo significa che gli aumenti in busta paga non riescono a recuperare la corsa dei prezzi.
La conferma dell’impoverimento dei redditi arriva anche dalla Banca d’Italia, che ha fotografato l’andamento dei redditi in Italia nell’ultimo decennio: nel decennio 2001-2010, il reddito reale delle famiglie è aumentato di un magro +6,2%. In calo è soprattutto il reddito reale di operai, commessi, dirigenti e lavoratori autonomi è sceso.
ISTAT: retribuzioni 2012
L’indice destagionalizzato delle retribuzioni lorde per unità di lavoro equivalenti a tempo pieno (Ula), al netto della cassa integrazione è salito nel primo trimestre del +0,4% congiunturale e del +2,1% tendenziale. Rispetto all’ultimo trimestre del 2011, c’è stato un aumento dello 0,6% delle retribuzioni dell’industria e dello 0,4% nei servizi.
Nel confronto invece con l’analogo periodo del 2011, l’aumento è pari al +3,1% nell’industria e al +1,5% nei servizi. Fra i diversi settori industriali, la crescita tendenziale maggiore è quella delle retribuzione delle attività manifatturiere, +3,4%, seguite dalle costruzioni, +2,2%.
Nei servizi, crescita del +2,5% della voce “altri servizi”, del +2,% per commercio al dettaglio e all’ingrosso, mentre cala il reddito di chi si occupa di attività finanziarie e assicurative.
Il confronto con l’inflazione indica però un calo del potere d’acquisto: i prezzi in gennaio sono aumentati del +0,3%, in febbraio del +0,4%, in marzo del +0,5%. A fine marzo l’inflazione rispetto allo stesso mese del 2011 era al 3,3% (quindi, un aumento superiore al +3,1% delle retribuzione dell’industria e più che doppio rispetto all’1,5% dei servizi).
Bankitalia: 10 anni di stipendi
I primi dieci anni dell’Euro, secondo la Relazione annuale della Banca d’Italia, non hanno portato grandi ricchezze nelle tasche delle famiglie, soprattutto a causa del peso della crisi finanziaria, visto che i dati peggiori, che abbassano la media dell’intero decennio (comunque limitata a un incremento del 6,2% del reddito reale medio), riguardano il periodo 2006-2010. Comunque sia, è poco soddisfacente anche la dinamica dell’intero decennio, soprattutto considerando i prezzi (il reddito reale tiene conto dell’inflazione, ma si può obiettare che l’inflazione percepita in quest’ultimo decennio è ben superiore a quella misurata ufficialmente).
Il reddito reale medio della famiglia italiana, secondo la relazione di Bankitalia, è salito in termini assoluti a 19mila 495 euro medi annui nel 2010, dai 18mila 358 del 2000. Si tratta, appunto di un +6,2%, misurato in base al livello di reddito depurato dall’inflazione.
Ci sono però grosse differenze fra le diverse categorie di lavoratori. I dipendenti delle categorie più deboli, ovvero operai, commessi e apprendisti, hanno addirittura visto scendere il reddito reale del -3,2%, (significa che i relativi stipendi non hanno recuperato l’inflazione, anzi hanno perso potere d’acquisto), a fronte di un aumento invece pari al +15,7% dei redditi autonomi, del +8% di quelli dei dirigenti, del +4,9% di impiegati, quadri, insegnanti, del +9,8% dei pensionati.
In termini assoluti, il reddito reale di operai, apprendisti e commessi è sceso nel decennio da 13mila 691 euro a 13mila 249 euro, mentre quelli degli autonomi è salito da 22mila 589 euro a 26mila 136 euro, il reddito reale equivalente dei dirigenti è salito da 35mila 229 euro a 38mila 065 euro, quello degli impiegati da 20mila 308 euro a 21mila 311 euro, le pensioni sono salite da 17mila 482 euro a 19mila 194.
Ma questo è successo nell’arco dell’intero decennio. Se invece si considerano gli anni della crisi, il reddito reale è diminuito per tutti. Dal 2006 al 2010, si va dal -8,5% del reddito di operai commessi e apprendisti (da 14mila 485 a 13mila 249), al -13,1% dei dirigenti (da 43mila 825 euro del 2006 a 38mila 065 del 2010) al -9% degli autonomi (da 28.721 a 26.136).
In questi anni di crisi hanno tenuto gli stipendi di impiegati, quadri e insegnanti, (lieve flessione da 21.344 euro a 21.311), e sono leggermente saliti quelli dei pensionati, da 18.579 a 19.194 euro.