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Decreto Sviluppo: rinvio del Governo, tensioni su risorse incentivi

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 8 Giugno 2012
Aggiornato 11 Giugno 2012 09:13

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Tensioni al Governo sul Decreto Sviluppo: previsti tagli agli incentivi alle imprese, secondo Grilli mancano le risorse, Passera insiste sulla crescita, Monti è preoccupato che il Governo perda l'appoggio di contribuenti e aziende.

Per conoscere la sorte degli incentivi alle imprese contenuti nel Decreto Sviluppo bisognerà attendere, visto che l’ultimo CdM non lo ha inserito all’ordine del giorno: la conferma del rinvio è giunta dopo la riunione straordinaria tra il premier Mario Monti, il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera e il viceministro all’Economia Vittorio Grilli, .

Oltre alla complessità della norma, il vero problema sono le risorse: da quanto emerso tra le righe dalle dichiarazioni di Vittorio Grilli, il Decreto Sviluppo è molto costoso, tanto che il ministro Passera, potrebbe dover rinunciare a parecchie misure per la crescita inizialmente previste.

Taglio incentivi

È il caso delle misure a favore delle imprese che investono in ricerca e sviluppo. Inizialmente era previsto un credito d’imposta per spese annuali fino a 300mila euro, ora pare invece che il tetto sia sceso a 100mila euro e il credito d’imposta (del 35%) sia concesso solo alle imprese che assumono personale qualificato.

E questo anche con determinate limitazioni: i lavoratori devono essere giovani under 35 con dottorato di ricerca universitario, o under 30 con laurea magistrale in discipline di ambito tecnico o scientifico impiegato in attività di R&S. In entrambi i casi i titoli accademici non devono essere stati conseguiti da più di sei mesi e i lavoratori non devono aver svolto attività retribuita da almeno sei mesi.

Cambiamenti anche per quanto riguarda la possibilità di compensare debiti e crediti fiscali: sembra infatti che non ci siano risorse sufficienti per introdurre la misura nel Decreto Sviluppo.

Sparirebbe infine la divisione in 2 decreti, uno per le infrastrutture e uno per gli incentivi, che a quanto pare accorpati in un unico provvedimento.

Braccio di ferro sulle risorse

In totale al decreto potranno essere destinati 25 mln di euro per il 2012 e 50 mln per il 2013. Dunque il governo Monti anche questa volta dimostra di preferire l’Austerity allo sviluppo, nonostante siano in molti ad essere convinti che non sia la strada giusta da perseguire.

Questa volta però al Governo non sono tutti d’accordo e Passera non ci sta: «che ci sta a fare un ministro per la Crescita se non può fare un provvedimento sulla crescita?».

Stempera le polemiche il viceministro Grilli: la complessità del Decreto Sviluppo «richiede un’analisi attenta […] quindi penso non si possa parlare di ritardo: è un processo di collaborazione e affinamento».

Il rischio per il Governo è di perdere ulteriori punti di fronte all’opinione pubblica. Su questo fronte il premier Monti si sarebbe mostrato decisamente preoccupato: «Il mio governo e io abbiamo sicuramente perso in questi ultimi tempi l’appoggio che gli osservatori ci attribuivano, spesso colpevolizzandoci, dei cosiddetti poteri forti perché non incontriamo favori in un grande quotidiano rappresentante e voce di potere forte e in Confindustria».

«Il nostro Paese ha attraversato momenti difficili che purtroppo non sono dietro le spalle» ha dichiarato Monti difendendo le azioni del suo Governo: «nell’ultimo anno l’Italia ha attraversato momenti difficili, ma abbiamo iniziato con forza, supportati con coraggio dai nostri cittadini, un discorso serio di riforme strutturali. Oggi l’opinione pubblica appare concentrata a constatare, qualche volta denunciare, la mancanza dello slancio riformatore del nostro Governo. Non posso negare che avremmo potuto fare di più e meglio, ma molte delle riforme sono state messe a punto con incisività, nonostante molte di queste riforme infrangessero tabù che erano intoccabili. Penso ad esempio alla riforma della previdenza».

E sulla riforma del lavoro «la riforma è stata molto sottovalutata in Italia, soprattutto da coloro che, come il sistema delle imprese, ne saranno i principali beneficiari. Non hanno colto che alcuni aspetti, fino ad alcuni mesi fa considerati tabù, sono stati toccati e scardinati in una prospettiva di maggiore protezione sociale».