Ancora tanti i dubbi da sciogliere sull’IMU quando già è iniziato il conto alla rovescia per il pagamento della prima rata (18 giugno), e si moltiplicano le richieste di modifica sull’applicazione dell’imposta: se non saranno applicate aliquote indifferenziate per immobili in uso diretto dei proprietari e per quelli in locazione, secondo più fonti scatterebbe il rischio di incostituzionalità.
A sollevare il sospetto è stato il presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici.
Im una lettera inviata al Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, parla di «rilevanza di natura costituzionale» per le aliquote di locazione: la determinazione delle aliquote IMU, se non differenziata, rappresenterebbe una penalizzazione per chi affitta.
Di fatto, per gli immobili non locati il proprietario paga solo l’IMU, che a differenza dell’ICI assorbe IRPEF e addizionali regionali e comunali, dovute in relazione ai redditi fondiari afferenti i beni non locati (art. 8 decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23).
Chi concede il proprio immobile in affitto, invece, paga IMU, IRPEF e addizionali.
Tutto ciò sarebbe incostituzionale perché rappresenterebbe una irragionevole disparità di trattamento fiscale.
Per avvalorare la propria tesi, Clerici fa presente che «il medesimo decreto legislativo istitutivo di federalismo fiscale municipale e IMU, mentre eleva le aliquote-base rispetto a quelle dell’ICI (proprio ad evitare quell’effetto distorto) prevede un’aliquota base dimezzata per l’IMU degli immobili locati» si legge nella lettera.
Evidentemente, dice Clerici, il testo originario circolante prima della seduta del Consiglio dei Ministri che lo ha modificato nell’attuale norma «era frutto di un lungo e ponderato lavoro preparatorio» e «prevedeva per gli immobili locati l’aliquota base del 4 per mille e non quella vigente del 7,6 per mille».