I lavoratori esodati sono ancora in attesa che il presidente del Consiglio, Mario Monti, approvi e firmi il decreto sugli esodati preparato dal ministro del Welfare Elsa Fornero. Un decreto che, lo ricordiamo, lancia un salvagente dalla riforma delle pensioni solo per una platea di 65mila esodati. Una piccola percentuale, stando ai numeri forniti sia dall’INPS che dai sindacati.
Per questo la leader della Cgil, Susanna Camusso, e il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, continuano a chiedere al Governo una copertura per tutti i lavoratori che sono rimasti penalizzati dalla riforma delle pensioni, rimanendo senza lavoro e senza pensione, a fronte di accordi presi con le aziende (spesso in crisi) prima della revisione al sistema previdenziale operato da Monti e Fornero.
Attualmente il Governo dichiara di aver a disposizione solo 5 miliardi e 70 milioni di euro da distribuire tra il 2013 ed il 2019 per risolvere la situazione dei 65mila esodati stimati e per gli altri la stessa Fornero ha dichiarato che bisognerà attendere.
Ma Bersani non ci sta e nei giorni scorsi ha annunciato che il Pd sta preparando un progetto di legge alternativo a quello di Fornero. Intanto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, continua a ribadire che «sugli esodati purtroppo il problema è irrisolto e dovremo risolverlo in Parlamento, non credo ci sia un’altra strada. Bisogna che il Parlamento voti una proposta diversa che dia garanzie a tutti».
Mentre, dopo aver parlato con una delegazione di esodati, in occasione della cerimonia per i 120 anni della Camera del lavoro di Brescia, Camusso rivela «mi hanno chiesto ciò che mi chiedono tutti gli esodati italiani: di dar loro una risposta.
Non era mai successo nella storia del Paese che una riforma non prevedesse una clausola di salvaguardia per le persone che avevano già firmato degli accordi. Per loro, il Governo deve fare una cosa semplice: mantenere le condizioni che avevano a quella data. Non esistono altre soluzioni: ogni altra scelta cancella qualcuno».