In questo periodo di difficile congiuntura economica non si può non parlare della dilagante disoccupazione, che aumenta su tutti i fronti: a livello nazionale, giovanile, femminile e così via. Una situazione che stando ai dati ISTAT va peggiorando con stime per il futuro che non lasciano presagire miglioramenti a breve termine.
Eppure, nel 2011 – anno nero per la crisi economica globale – c’erano 45.000 posti di lavoro rimasti inevasi, soprattutto con riferimento ai mestieri tradizionali ad elevata intensità manuale.
A rivelarlo è un’analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre sulla base dei dati ISTAT.
Maggiori sbocchi professionali sono stati offerti ai giovani con meno di 35 anni come ingegneri, addetti alla segreteria e cassieri di banche ed assicurazioni; a seguire addetti alla pulizia, facchini e autisti.
Cresce più del +10% l’offerta per esperti di gestione e controllo delle aziende private, spedizionieri, agenti di commercio, ragionieri contabili e interni di cassa. Elevata anche la richiesta di macellai, panettieri, pastai, gelatai, installatori di impianti e riparatori di apparecchiature informatiche.
Insomma, soprattutto l’artigianato ha necessità di nuova linfa vitale, come sottolineato dal segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi: «mai come in questo momento è necessario recuperare la svalutazione culturale che ha subito in questi ultimi decenni il lavoro artigiano».