Fra aliquote, rate, nuovi coefficienti e rendite catastali l’IMU si conferma una tassa complessa, ma che il primo a sbagliare i calcoli IMU sia stato proprio lo Stato è una sorpresa (amara), che rischia di tradursi in una ennesima stangata, con un rincaro delle aliquote IMU pari a +0,1% (che si pagherebbe con il saldo di dicembre).
Di conseguenza, l’aliquota ordinaria sulla prima casa passerebbe dallo 0,4% allo 0,5%, quella sugli altri immobili dallo 0,76 attuale allo 0,86%.
A lanciare l’allarme è l’Ifel, istituto di ricerca ANCI (Associazione nazionale Comuni italiani): rispetto alle stime del Governo, mancano fino a 2,5 miliardi rispetto alla vecchia ICI.
Chi lo dice? I Comuni, che si preparano fra l’altro a protestare contro l’IMU il 24 Maggio a Venezia lamentando le difficoltà di rispettare i vincoli del patto di stabilità.
IMU: stime gettito errate
Secondo l’Ifel, le stime del Governo sono superiori del 15% rispetto a quelle dei Comuni. Il problema è che il Governo, per calcolare il gettito IMU (21,8 miliardi di euro in totale di cui circa 3,4 dalla prima casa, una cifra simile a quella garantita dalla vecchia ICI), si è basato sui dati catastali.
L’Ifel invece ha fatto delle proiezioni sugli imponibili ICI basate su 1.200 sondaggi presso i Comuni. Risultato: le stime del Governo sono eccessivamente alte e quindi il gettito sarà inferiore di 1,9 – 2,5 mld.
Ipotizzando un errore medio da 2,2 miliardi, sarebbe necessario un rialzo delle aliquote dello 0,1% (o dell’uno per mille, che dir si voglia).
C’è da segnalare che si registrano inoltre variazioni sul territorio: ad esempio in Toscana, Emilia Romagna, Marche w Liguria la forbice fra stime dei Comuni e stime del Governo sul gettito IMU si allarga fino al 20% mentre in Basilicata, Marche o Sardegna il disallineamento risulta invertito. Insomma, l’ennesimo pasticcio.
Decisione dopo prima rata IMU
Il condizionale è ovviamente d’obbligo, mentre per sapere effettivamente cosa farà il Governo, bisogna attendere le relative decisioni, che arriveranno dopo che si conoscerà il gettito sulla prima rata.
Quest’ultima, come è noto, si paga entro il 18 giugno, con le attuali aliquote: 0,4% sulla prima casa e 0,76% sulle altre abitazioni. Per la prima casa si può scegliere il pagamento in tre rate, per cui il primo versamento di giugno è pari al 33% del totale, mentre per gli altri immobili le rate sono due, e quindi a giugno si paga il 50%.
In base ai soldi che confluiranno nelle casse dello Stato ci sarà finalmente una stima certa sull’importo complessivo su cui il Governo può contare in reazione all’IMU, e a quel punto verranno prese le decisioni.
Ricordiamo che anche i Comuni hanno la possibilità di rimodulare le aliquote, alzandole o diminuendole di uno 0,2% (aliquota finale tra 0,2 e 0,6% per la prima casa e fra 0,46 e 1,06% per gli altri immobili) avendo tempo fino a settembre per stabilirlo.
La protesta dei Comuni
Oltre alle stime per la determinazione delle aliquote IMU, uno dei motivi centrali per cui gli Enti locali protestano è il trasferimento delle risorse: di fatto, dicono i Comuni, l’IMU serve a risanare i conti pubblici e ridurre il deficit; a dispetto del nome non è una reale imposta comunale,.
Il meccanismo dei trasferimenti è tale per cui, alla fine, i Comuni incasseranno di meno rispetto alla vecchia ICI e, per far quadrare i conti, molte amministrazioni saranno (o sono) costrette ad alzare le aliquote.
Per quanto riguarda l’abolizione dell’IMU sulla prima casa, il governo ha demandato la questione ai Comuni stessi, dal momento che su questi immobili non vi è rimessa allo Stato. Ma visto la situazione c’è poco da sperare…