La scure dei tagli al rating torna ad abbattersi sulle banche italiane: l’agenzia internazionale Moody’s ha infatti deciso di declassare 26 istituti nazionali a fronte della «recessione dell’Italia e l’austerity del Governo che riduce la domanda di breve termine».
ABI: tagli rating aggressione all’Italia
«È un’aggressione all’Italia, alle sue imprese, alle sue famiglie, ai suoi cittadini», così «ancora una volta le agenzie di rating si confermano come un elemento di destabilizzazione dei mercati con giudizi parziali e contraddittori», si legge in una nota dell’Associazione delle banche italiane.
Rating: serve disciplina
L’ABI aggiunge poi che «nel condividere le critiche sollevate ieri dal presidente della Consob, Giuseppe Vegas (che auspica una riforma del meccanismo alla base dei giudizi delle agenzie di rating, n.d.r.), ABI reitera la richiesta alle Autorità europee e alla BCE affinché tali giudizi non siano passivamente recepiti nella regolamentazione, nelle procedure e nei modelli di valutazione e venga finalmente varata una severa disciplina di controllo nei confronti di questi soggetti».
Richiesta ribadita anche dal presidente dell’ABI, Giuseppe Mussari, che ha chiesto alla Banca Centrale Europea di ignorare il declassamento di Moody’s: «chiediamo con forza che la BCE e le istituzioni europee non tengano conto di questi giudizi altrimenti diventa un corto circuito dal quale non usciamo».
In questi giorni l’ABI ha deciso di riunirsi per valutare collegialmente tutte le azioni da adottare, su questo fronte «per tutelare i legittimi interessi dell’economia italiana, così gravemente lesi dalle decisioni delle agenzie di rating».
Rating banche italiane tra i più bassi
Intanto però l’outlook per tutte le banche italiane resta negativo e il declassamento di Moody’s si è abbattuto anche su istituti di credito importanti come UniCredit e Intesa SanPaolo, che da soli rappresentano un terzo del settore bancario italiano, passati rispettivamente da “Baa1” a “Baa2” e da “C+” a “C-“.
E ora i rating delle banche italiane sono «tra i più bassi nei Paesi dell’Europa avanzata e riflettono la vulnerabilità di queste banche in contesti operativi sfavorevoli, in Italia e in Europa» ha sottolineato l’agenzia americana.