La compensazione tra crediti e debiti fiscali delle imprese è realtà: a giorni saranno infatti emanati tre decreti specifici che aiuteranno le PMI a tamponare il problema del ritardo nei pagamenti dalla PA.
Per ora, quindi, si potranno compensare solo i debiti iscritti a ruolo che le imprese hanno già contratto nei confronti del Fisco e della Pubblica Amministrazione, rimanendo esclusi dalla compensazione di tasse e tributi futuri presenti e futuri.
Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha infatti spiegato: «presto sarà possibile per le piccole imprese compensare i crediti verso la Pubblica amministrazione con i debiti verso il Fisco, i debiti del passato. Per ora si potranno compensare sicuramente i debiti del passato».
De Vincenti ha quindi aggiunto che «in settimana faremo tre decreti ministeriali che serviranno a sbloccare i pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, un problema patologico del nostro Paese che si trascina da almeno un decennio ed è aumentato nel corso del 2011».
Certo «tutto questo non sarà sufficiente ma sarà una boccata d’ossigeno importante», ha concluso.
In Italia il ritardo nei pagamenti dalla PA ha ormai raggiunto livelli inenarrabili e il nostro Stato è tra i peggiori pagatori d’Europa. Tra le amministrazioni più inadempienti c’è la sanità pubblica, il cui ritardo nel saldare le fatture raggiunge anche i 1600 giorni per un debito totale di circa 60 miliardi di euro. Una situazione da tracollo per migliaia di PMI, già subissate dalle difficoltà della crisi economica globale.
Un problema annoso al quale si potrebbe mettere fine recependo la direttiva UE che impone un tempo limite di 30 giorni per i pagamenti, con solo tra imprese e PA, ma anche tra le stesse aziende. Secondo le analisi effettuate dal Finest (Financial Intermediation Network of European Studies), se la PA pagasse entro il termine dei 30 giorni a giovarne non sarebbero le sole imprese creditrici ma l’intera economia.
Un meccanismo virtuoso che porterebbe benefici rilevanti anche sul fronte della ricchezza delle famiglie (a cui gli imprenditori ora in difficoltà fanno capo) e dell’intero Paese, dove diminuirebbe l’incidenza dei fallimenti delle imprese per mancanza di liquidità.
Il Finest ha effettuato una simulazione sulla base dei dati del 2011: se la PA avesse pagato entro i 30 giorni previsti dalla direttiva UE il PIL del Paese sarebbe stato maggiore di 3,3 punti percentuali (0,83%, contro lo 0,5%). Una differenza non di poco conto, se si considera che corrisponde a 5,3 miliardi di euro.
Secondo i calcoli Finest anche considerando pagamenti nei limiti dei 90 giorni attualmente previsti (ma quasi mai rispettati) ci sarebbe stata una differenza di ben 3,2 miliardi di euro, con un PIL allo 0,7% (+0,2%).