«Agevolare le attività imprenditoriali, la nascita di nuove imprese e la creazione di posti di lavoro»: la BCE (Banca Centrale Europea) sottolinea l’esigenza di accompagnare il «risanamento dei conti pubblici» all’incremento della crescita nell’area euro, obiettivo da «raggiungere attraverso riforme strutturali incisive».
E le politiche a favore di occupazione e imprese rivestono un ruolo particolarmente importante, soprattutto se si tiene conto del fatto che, in Europa, «il mercato del lavoro continua a indebolirsi».
L’analisi è contenuta nel bollettino mensile di maggio di Francoforte, che evidenzia timidi segnali di ottimismo nei confronti di una ripresa sul lungo periodo senza nascondere però i rischi al ribasso che ancora esistono, soprattutto a causa della debolezza di alcuni Paesi.
E anche in Italia arrivano richiami sul fronte del lavoro: SOS dal ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, secondo cui «è a rischio la tenuta economica e sociale del paese».
Bollettino BCE: occupazione
Partiamo dal capitolo relativo a occupazione e mercato del lavoro del bollettino BCE, che disegna uno scenario di crisi drammatica. E che il consueto editoriale che accompagna il bollettino di Francoforte inserisce in un discorso che riguarda la più ampia esigenza di spingere sul fronte della crescita dell’attività delle imprese.
Innanzitutto, i dati: nella seconda metà del 2011 l‘occupazione è diminuita mentre il tasso di disoccupazione si è mosso al rialzo. E le indagini segnalano sviluppi negativi anche per il prossimo futuro. All’inizio di questo secondo trimestre 2012 (quindi da aprile) prosegue l’andamento negativo dell’occupazione, sia nell’industria che nei servizi. Il tasso di disoccupazione per l’intero 2012 è previsto all’11%, in rialzo di quattro decimi rispetto alle stime del febbraio scorso.
Nel marzo scorso il tasso di disoccupazione è salito al 10,9%, con un rialzo dello 0,1% rispetto all’aprile del 2011, il mese in cui si è invertita la tendenza e la disoccupazione, che era in calo, ha ripreso a salire.
In genere l’andamento del 2011 fotografa una situazione drasticamente mutata intorno alla metà dell’anno: l’occupazione che nei primi due trimestri era in crescita ha virato al ribasso negli ultimi due, calando in entrambi i casi dello 0,2%.
Bollettino BCE: l’economia
Il quadro generale dell’andamento economico vede l’attività economica stabilizzarsi «su un livello modesto» nel primo trimestre 2012, in un contesto «caratterizzato da incertezza».
La BCE sottolinea che ci sono «indicazioni del procedere della ripresa su scala mondiale», continua ad attendersi un graduale recupero nel corso dell’anno (favorito dalla domanda estera, dai tassi di interesse a breve termine contenuti e dalle misure adottate per promuovere il buon funzionamento dell’economia dell’area euro).
Ma le prospettive economiche restano «soggette a rischi al ribasso», e i principali fattori frenanti sono le tensioni residue in alcuni mercati del debito sovrano di Eurolandia, il loro impatto sulle condizioni di credito, l’aggiustamento dei bilanci nei settori finanziario e non finanziario, ulteriori rincari delle materie prime, l’elevata disoccupazione.
Banche e PMI in Europa
Un fattore chiave per la ripresa sarà la tenuta del sistema bancario (le banche devono rafforzarsi, anche attraverso l’accantonamento degli utili, anche per agevolare un’adeguata offerta di credito all’economia). Nel frattempo, l’attività di credito soprattutto nei confronti delle PMI continua a contrarsi.
Fra ottobre 2011 e marzo 2012, la domanda di prestiti delle PMI in Europa è salita dell’5%, quella di scoperti bancari del 10%, mentre è abbastanza stabile la necessità di crediti commerciali. La maggior necessità di finanziamenti esterni non è in genere finalizzata a investimenti, in strumenti o in risorse umane, ma alla copertura di costi e necessità finanziarie. Per contro, le banche manifestano una certa prudenza: il calo della disponibilità di prestiti riguarda il 20% delle PMI, dal precedente 14%, in un trend molto peggiore di quello registrato fra le grandi aziende.
Crescita e imprese
Quanto alla necessità di rafforzare la crescita, anche qui ci sono considerazioni che riguardano da vicino il mondo delle imprese, che va valorizzato come volano di sviluppo. Servono «politiche intese a rafforzare la concorrenza nei mercati dei beni e servizi e la capacità di aggiustamento salariale e occupazionale delle imprese» che favoriscono «l’innovazione, la creazione di posti di lavoro e le prospettive di crescita a più lungo termine».
Dunque, bisogna fare riforme in questi ambiti soprattutto in quei Paesi che hanno subito significative perdite di competitività di costo e devono stimolare la produttività e migliorare i risultati commerciali.
Così le misure per la crescita e per lo sviluppo delle imprese, che ultimamente sono tornate al centro dell’agenda europea, vengono caldeggiate anche da Francoforte.
Lavoro, SOS di Passera
Nel frattempo, da quel mondo del lavoro che la BCE fotografa come in continuo indebolimento continuano ad arrivare dati ben poco incoraggianti.
Il ministro Passera ha lanciato il suo grido d’allarme nel corso dell’intervento all’assemblea di Rete Imprese Italia: «il disagio sociale diffuso è legato alla mancanza di lavoro in Europa in generale» ma in Italia è «più ampio di quello che le statistiche dicono».
A rischio c’è «la tenuta economica e sociale del Paese» anche perché il problema riguarda di fatto una buona metà del paese: «se mettiamo insieme disoccupati, inoccupati, sottoccupati e sospesi arriviamo a 5-6- forse 7 milioni di persone. Se moltiplichiamo per i loro familiari arriviamo alla metà della nostra società».
Il ministro ha anche fatto un’iniezione di fiducia, sottolineando che il Paese «può farcela», per esempio contando su una serie di punti forti nei settori della moda, della casa, dell’autonomazione, della meccanica, della filiera agroalimentare e del turismo. Così come c’è il dinamismo del sistema delle PMI, che sono «parte essenziale e propulsiva del sistema produttivo italiano» e di cui bisogna alleviare le sofferenze in questo periodo di crisi.
Il presidente di Rete Imprese Italia, Marco Venturi, ha citato una serie di questioni urgenti: la pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro che deve scendere rapidamente, l’IVA, in generale la necessità di un fisco equo e sostenibile, il sostengo delle banche, la soluzione dei ritardi nei pagamenti dalla PA.
Giornata contro il precariato
Mentre tutti questi gridi di allarme si levano in Europa, in Italia, dal mondo della politica, delle banche e delle imprese, la giornata del 10 maggio vede in molte città italiane manifestazioni e iniziative dei sindacati in occasione della “giornata nazionale contro la precarietà“.
E la Cgia di Mestre ripropone l‘identikit del precario italiano: guadagna mediamente 836 euro al mese, solo il 15% ha una laurea, la Pubblica amministrazione è il suo principale datore di lavoro e nella maggioranza dei casi lavora nel Mezzogiorno (35,18% del totale). I precari sono 3 milioni 315mila580.
La retribuzione di 836 euro riguarda i giovani sotto i 34 anni ed è la media fra il più alto compenso degli giovani uomini, a 927 euro, rispetto a quelle delle donne, la cui retribuzione scende a 759 euro.
I lavoratori precari, spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre «nella stragrande maggioranza dei casi svolgono mansioni molto pesanti da un punto di vista fisico e sono occupati soprattutto nel settore alberghiero, in quello della ristorazione e nell’agricoltura».