Crescita e Riforme: la nuova linea di Monti nella UE

di Anna Fabi

9 Maggio 2012 14:45

Meeting con i vertici UE sull'Agenda europea per la crescita: Mario Monti fa il punto su politiche economiche in Italia, conseguenze umane della crisi, vento del cambiamento e "intolleranza per il rigore".

Il 2012 doveva essere l’anno della ripresa economica in Italia, del rinnovamento delle politiche economiche, del pareggio di bilancio dopo tanti sacrifici, delle grandi riforme per tornare a sperare e crescere. E invece sembra essere l’anno dei suicidi tra gli imprenditori disperati, della disoccupazione galoppante, dei fallimenti a catena, della morsa fiscale in apparenza ingiusta e indiscriminata.

Mario Monti, leader del governo tecnico scelto per traghettare l’Italia nel post-Berlusconi, ha scelto la strada maestra del rigore indicata dalla Commissione Europea, propedeutica ad una strada della crescita che, tuttavia, oggi appare ancora un sentiero accidentato e difficile da imboccare.

Alla tavola rotonda “Crescita e Riforme: l’agenda per l’Italia in Europa”, Monti non ha mostrato incertezze dinanzi al vicepresidente UE Olli Rehn , nè sul passato nè sul futuro, alla luce degli appelli accorati di cittadini e imprese che non ce la fanno più.
«Se avessimo picchiato il pugno sul tavolo anziché persuadere le istituzioni europee e dimostrare credibilità, il grafico dello spread sarebbe salito, ma non la possibilità di avere maggiore crescita in Italia».

«Pensi chi ha portato l’economia a questo stadio». I drammi umani della crisi «dovrebbero fare riflettere chi ha portato un’economia a questo stadio, e non chi cerca di farla uscire da questo stadio».
In pratica, la recessione in Italia è stato il frutto di un processo globale e non soltanto, e se la colpa è di qualcuno è quel qualcuno che dovrebbe riflettere e farsi un esame di coscienza?

Cosa c’è da aspettarsi oggi, all’indomani della vittoria del progressista Hollande in Francia (basta austerity, spazio alla crescita) e soprattutto dopo il voto schiacciante delle amministrative che ha visto l’Italia alle urne dare il benservito ai vecchi partiti?

Monti non interpreta affatto le proprie politiche come in controtendenza rispetto a quelle indicate dai risultati del doppio voto, anzi. Con questi risultati sarà più agevole portare l’Agenda italiana in Europa secondo Monti: «i risultati elettorali spostano di poco l’agenda italiana per l’Europa, anzi ne rendono più agevole la realizzazione».

«Le nuove condizioni – con una Francia che domanda crescita e una Germania che vuole continuare ad aderire come l’Italia alla disciplina di bilancio – credo diano più spazio di prima all’agenda italiana per la crescita». Ma la linea resta quella. «Cerchiamo una crescita che sia coerente con la disciplina di bilancio, ma non possiamo più soltanto studiare in vista di misure per la crescita».

Ma intanto, a chi ogni giorno rimane a piangere sulla tomba di chi si è tolto la vita per un debito impossibile da pagare e un posto di lavoro perduto per sempre non resta che scendere in piazza: dal corteo delle vedove di Bologna e di quello del primo maggio contro la riforma del lavoro alla manifestazione del prossimo due giugno per chiedere al Governo di ingranare una marcia diversa per quanto riguarda le riforme, le politiche del lavoro, i consumi, lo sviluppo. Per trasformare la parola “crescita” in qualcosa di più concreto di sette lettere prive di senso per chi da subito fa i conti con la disperazione.

Monti ha testimoniato ai vertici di Bruxelles questa sofferenza, confermando che anche le forze politiche italiane sono ad una svolta: in Parlamento si è «inclini a chiedere di più in direzione della crescita», manifestando «intolleranza per la disciplina di bilancio» e pronti a dire «bisogna che il governo italiano picchi di più il pugno sul tavolo europeo».