È una strategia a 360 gradi quella messa in campo dal Governo sulla spending review, e se Enrico Bondi (nominato dal CdM commissario straordinario per la razionalizzazione della spesa) presenterà un piano entro 15 giorni, a pronunciarsi su come effettuare i tagli alla spesa pubblica saranno anche i cittadini, online.
L’Esecutivo ha infatti reso disponibile un apposito spazio web sul sito Internet della Presidenza del Consiglio, chiamato “Esprimi la tua opinione“, con tanto di modulo predisposto.
I tagli alla spesa pubblica riguarderanno tutte le amministrazione pubbliche, restano esclusi gli organi Costituzionali (Quirinale, Parlamento e Corte Costituzionale).
Esprimi la tua opinione
I contribuenti sono chiamati a dare suggerimenti e segnalare eventuali sprechi «aiutando i tecnici a completare il lavoro di analisi e ricerca delle spese futili» spiega il Governo. Il modulo prevede l’indicazione dei dati anagrafici (nel rispetto della privacy ai sensi di legge), più uno spazio in cui è possibile inserire il testo della propria segnalazione o suggerimento.
Il sito online della Presidenza del Consiglio prevede un’apposita sezione sulla spending review, predisposta per informare il cittadino sul provvedimento per razionalizzare e contenere i costi da una parte per garantire il rispetto degli obiettivi di bilancio dall’altro per favorire la crescita.
Risparmi della spending review
Entro fine 2012, il Governo dovrà risparmiare 4,2 miliardi che serviranno, fra l’altro, a evitare il rialzo delle aliquote IVA che altrimenti, secondo quanto previsto dalla clausola di salvaguardia del Salva Italia, scatterebbe nel prossimo mese di ottobre.
Questo è un lavoro che verrà fatto in tempi brevi: il commissario Bondi predisporrà un piano d’azione entro metà maggio e ogni mese dovrà presentare una relazione, come spiegato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà. Gli uffici di cui il commissario si può avvalere sono: presso la Presidenza del Consiglio, l’ispettorato alla Funzione Pubblica; presso il Ministero del Tesoro, la Ragioneria Generale dello Stato.
Dei 4,2 di risparmi immediati previsti dalla spending review nei prossimi sette mesi, la competenza diretta di Bondi riguarda più o meno la metà della cifra, quindi circa 2,1 miliardi. L’obiettivo nel breve periodo è un taglio di circa 80 miliardi e nel medio termine intorno ai 295 miliardi di euro.
Le anomalie del sistema
La riduzione non sarà lineare ma selettiva e contemplerà «i risparmi (per oltre 20 milioni di euro) prodotti dalla Presidenza del Consiglio grazie alla diminuzione delle consulenze e ai tagli all’organico, la riduzione degli stipendi dei manager pubblici, i tagli sui voli di stato e sulle auto blu, la soppressione di Enti, o la riforma delle province».
Il rapporto, su cui ha lavorato il ministro dei rapporti con il Parlamento Piero Giarda, che segue l’approvazione del DEF del 18 aprile ed è stato discusso dal CdM del 30 aprile, evidenzia cinque anomalie di sistema:
- La struttura della spesa pubblica italiana, siamo il Paese che spende meno della media OCSE per la fornitura di servizi pubblici e per il sostegno agli individui in difficoltà economica mentre sostiene una spesa per gli interessi sul debito e per le pensioni sopra la media europea. Queste due voci valgono circa 310 miliardi di euro, «una cifra che ostacola la flessibilità di gestione e adattamento della risposta pubblica alle domande provenienti dall’economia», comunica il Governo.
- Il costo della produzione dei servizi pubblici, come scuola, sanità, difesa, giustizia, sicurezza, che non è stato accompagnato da un adeguato livello di qualità. Queste spese, secondo i dati Istat, nei 30 anni dal 1980 al 2010 sono cresciute molto più rapidamente dei costi di produzione dei beni di consumo privati. Se i costi del settore pubblico fossero aumentati nella stessa misura del settore privato, la spesa per i consumi collettivi oggi sarebbe stata di 70 miliardi di euro più bassa.
- L’aumento delle spesa dovuto alle diffuse carenze nell’organizzazione del lavoro nelle amministrazioni, nelle politiche retributive e nelle attività di acquisto dei beni necessari per la produzione.
- L’evoluzione della spesa e la sua governance: negli ultimi vent’anni, ad esempio, la spesa sanitaria è salita dal 32,3% al 37% del totale della spesa pubblica mentre la spesa per l’istruzione è scesa dal 23,1% al 17,7%. Questo, spiega il governo, «è dovuto in parte all’andamento demografico, in parte a decisioni che riguardano la sfera politica e la struttura degli interessi costituiti».
- Il rapporto centro-periferia, per cui gli Enti locali esercitano le stesse funzioni, a prescindere dalle dimensioni e caratteristiche territoriali, con un conseguente aumento dei costi negli enti con un numero inferiore di abitanti.
Direttive del Governo
E veniamo alle direttive indicate dal Presidente del Consiglio per contenere le spese di gestione, alcune delle quali già avviate con precedenti provvedimenti (vedi riduzione degli Enti). Undici i punti qualificanti che rappresentano delle indicazioni generali:
- revisione dei programmi di spesa e dei trasferimenti (verifica di attualità ed efficacia, eliminazione delle spese non indispensabili e non strettamente correlate alla missioni istituzionali);
- ridimensionamento delle strutture dirigenziali esistenti;
- razionalizzazione delle attività e dei servizi offerti sul territorio e all’estero, anche attraverso concentrazioni dell’offerta e dei relativi uffici;
- riduzione, anche mediante accorpamento, degli Enti strumentali e vigilati e delle società pubbliche;
- riduzione della spesa per acquisto di beni e servizi, anche mediante l’individuazione di responsabili unici della programmazione, una più adeguata utilizzazione delle procedure, una più efficiente gestione delle scorte;
- ricognizione degli immobili in uso, che significa anche riduzione della spesa per locazioni e definizione di precise connessioni tra superficie occupata e numero degli occupanti;
- ottimizzazione dell’utilizzo degli immobili di proprietà pubblica anche attraverso compattamenti di uffici e amministrazioni;
- restituzione all’Agenzia del Demanio degli immobili di proprietà pubblica eccedenti i fabbisogni;
- estensione alle società in house dei vincoli vigenti in materia di consulenza;
- eliminazione, dove è possibile (fanno eccezione ad esempio i rapporti con autorità estere), di spese di rappresentanza e spese per convegni;
- impugnazione delle sentenze di primo grado che riconoscano miglioramenti economici progressioni di carriera per dipendenti pubblici, onde evitare che le stesse passino in giudicato.
Come detto, ci sono decisioni già prese o in via di definizione, con tagli che riguardano in particolare sei Ministeri: Giustizia, Interni, Istruzione, Trasporti, Difesa, Esteri.
Il lavoro di Bondi
E ora il lavoro entra sempre più nel dettaglio e il primo compito spetta a Bondi che in 15 giorni deve mettere a punto un piano da 2,1 miliardi per razionalizzare la spesa per acquisti di beni e servizi e definire il livello di spesa per voci di costo.
Ma non è l’unica decisione presa dal Governo per il periodo immediato, ci sono i 4,2 miliardi totali da risparmiare quest’anno che serviranno innanzitutto a non alzare l’IVA e questo è senz’altro un capitolo di primario interesse per imprese e professionisti. Ma la spending review ha anche il più generale obiettivo di promuovere il rilancio dell’economia.
I partiti della maggioranza hanno espressamente chiesto al governo di utilizzare i risparmi della razionalizzazione della spesa (insieme alle maggiori entrate della lotta all’evasione fiscale) per abbassare le tasse su lavoro e imprese.
Aiuti alle imprese
Il Governo ha deciso di dedicare un particolare capitolo alle risorse pubbliche da destinare alle imprese, dando uno specifico incarico relativo agli aiuti alle imprese all’economista Francesco Giavazzi: dovrà fornire al premier e ai ministeri del Tesoro e dello Sviluppo Economico analisi e raccomandazioni sui contributi pubblici alle imprese.
Infine, un terzo super esperto, l’ex premier Giuliano Amato, dovrà invece occuparsi delle risorse pubbliche che affluisono nelle casse di partiti e sindacati.
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