Il governo Monti ha dichiarato guerra all’evasione fiscale per recuperare risorse e raggiungere il pareggio di bilancio: Spesometro, Redditometro, accertamenti esecutivi, blitz della Guardia di Finanza a caccia degli evasori dello scontrino stanno creando allarmismo tra imprese e commercianti, che si stanno attrezzando di conseguenza…
Aziende più ligie
Dopo l’ondata di operazioni anti evasione della GdF, finalmente c’è stato un boom di vendite di prodotti fiscali: rotoli per gli scontrini, blocchetti delle ricevute, bolle, registri e così via. Nel primo trimestre 2012 hanno registrato un incremento pari al +14% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno.
In alcuni specifici settori l’incremento è anche più vistoso: la vendita di materiali fiscali ai centri estetici è cresciuta nel primo trimestre del +58%.
In pratica, il timore di controlli sta sortendo l’effetto sperato, a quanto sembra, ossia meno evasione fiscale!
Stop evasione fiscale
La strenua lotta all’evasione del Governo e del Fisco è in parte finalizzata a raccogliere fondi atti a ridurre ala pressione fiscale sulle aziende stesse. Si tratta di una strategia condivisa da tutte le principali associazioni delle imprese, a partire dalle PMI. «Tolleranza zero» e «a 360 gradi» ha ribadito nei giorni scorsi, in occasione degli Stati Generali di Confcommercio Roma, il presidente Carlo Sangalli, perché chi evade «agisce contro la crescita e lo sviluppo del Paese».
Nell’attesa che il Governo riesca ad utilizzare efficacemente i proventi della lotta all’evasione per abbassare la pressione fiscale, il peso delle tasse sui contribuenti Italiani, tuttavia, risulta sempre più alto.
Le tasse per le imprese
Gli ultimi calcoli arrivano dalla CGIA di Mestre: il rischio è che nel triennio 2012-2014 i contribuenti pagheranno in totale 87,3 miliardi di tasse in più. In questa stima è compreso anche l’aumento delle aliquote IVA (dal 10 al 12% e dal 21 al 23%) previsto per il prossimo mese di ottobre dalla clausola di salvaguardia del decreto Salva Italia (la manovra Monti), nonché il Ddl di riforma sul mercato del lavoro.
Non è stato preso in considerazione l’impatto delle Semplificazioni, considerato molto modesto.
- Il Salva Italia costerà, in termini fiscali, 16,705 miliardi euro nel 2012, 18,078 miliardi euro nel 2013 e 16,033 miliardi nel 2014.
- La riforma del lavoro non ha impatto fiscale sul 2012, mentre peserà per 1,318 miliardi euro nel 2013 e 2,383 miliardi di euro nel 2014.
- E siamo agli eventuali aumenti IVA (potrebbero ancora essere evitati): il costo stimato è di 3,280 miliardi quest’anno, 13,119 miliardi di euro nel 2013, 16,4 miliardi nel 2014.
Il totale al 2014 è appunto di 87,3 miliardi, con la stangata più evidente nel 2014, a quota 34,8 miliardi.
«È vero che il governo Monti è stato costretto ad intervenire in maniera molto decisa per salvare il Paese dal fallimento» commenta Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre, ma «è altrettanto vero che si è agito solo ed esclusivamente sul fronte delle entrate. Nel Salva Italia, ad esempio, l’effetto complessivo della manovra è costituito per l’81,3% da nuove entrate e solo il 18,7% da tagli alla spesa».
Se poi, «alle misure introdotte dal governo Monti aggiungiamo anche quelle introdotte l’estate scorsa dal governo Berlusconi nel triennio 2012/2014 il peso fiscale medio in capo a ciascuna famiglia italiana sarà pari a 8.200 euro circa». Ad oggi, le famiglie hanno sborsato solo una minima parte circa il 7%, della cifra totale che pagheranno al 2014. Ma, conclude Bortolussi, la prima vera mazzata arriverà «verso la fine di quest’anno» prima ad ottobre con «il probabilissimo aumento dell’IVA» e poi a dicembre con «il saldo dell’IMU».