E’ un SOS crisi quello lanciato dagli Stati Generali del Commercio, Turismo e Servizi della Confcommercio di Roma: il numero uno della confederazione romana, Giuseppe Roscioli, ha fornito nuove, drammatiche cifre: i tre settori rappresentano il 60% del PIL del Lazio, e dal 2009 a oggi «hanno subito una contrazione del giro d’affari dal 20 al 40%».
Fallimenti PMI
L’ultimo report di Unioncamere segnala che, fra calo delle nuove imprese e aumento dei fallimenti, il primo trimestre del 2012 ha fatto perdere oltre 26mila imprese, record negativo dal 2009).
In tema di fallimenti Confcommercio ha ricordato ancora una volta il dramma dei suicidi tra gli imprenditori, argomento già citato dal premier, Mario Monti in sede di presentazione del DEF 2012: «i suicidi di tanti, troppi imprenditori» sono «il segnale più drammatico» dell’impatto della crisi.
La sfida della crescita
Urge un’assunzione di responsabilità da parte delle PMI volta a «contrastare la recessione e pigiare il pedale delle politiche per la crescita», come sottolineato dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. Una «sfida fondamentale» che richiede «semplificazioni e liberalizzazioni». Su questo punto è stato ribadito che le imprese non hanno condiviso la «totale deregolamentazione di orari e aperture degli esercizi commerciali» ritenendo che «non gioverà alla vitalità del pluralismo distributivo» e che di fatto non sia nemmeno una misura che «possa significativamente incidere sulla dinamica dei consumi».
Le richieste: investimenti pubblici per l’innovazione ed il capitale umano, per il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale, per le infrastrutture. Sul fronte delle politiche europee, strumenti come l’emissione degli Eurobond, utili a finanziare questi interventi. In Italia, bene la spending review, con i cui risparmi bisogna «evitare (in tutto o in parte) l’aumento delle aliquote IVA, previsto a partire da ottobre 2012».
Bene anche la lotta all’evasione, che «richiede tolleranza zero a 360 gradi». E almeno una quota della lotta all’evasione andrebbe destinata per legge all’alleggerimento della pressione fiscale.
Per sostenere la domanda interna, invece, si propone una politica per i servizi (regole, strumenti e risorse che aumentino la produttività). Sangalli auspica un “piano straordinario per l’innovazione del sistema dei servizi”, una sorta di “Servizi 2020” (in coerenza con gli obiettivi di Europa 2020), che coinvolga il rapporto fra commercio e città (miglior raccordo delle competenze in materia di concorrenza, integrazione tra urbanistica e urbanistica commerciale, riforma delle locazioni commerciali, un piano ed un patto nazionale per la logistica e la mobilità urbana, la costruzione di distretti urbani del commercio».
E ancora, lotta alla contraffazione e all’abusivismo (debellandole, l’economia registrerebbe un incremento di valore aggiunto tra i 18 ed i 25 miliardi di euro).
Focus sul ruolo propulsivo che in Italia può avere il settore del Turismo, facendo sistema con politiche di cura dei beni culturali, dell’ambiente, del territorio, e anche del capitale umano, di istruzione e formazione, dell’innovazione e della ricerca. Ci sono le opportunità nuove rappresentate da contratti di rete, distretti turistici, operazioni di prodotto destinate a ben individuati segmenti di domanda internazionale.
Infine, c’è la questione che ha «priorità e urgenza», ovvero l’accesso al credito. Il vertice fra imprese, governo e ABI per un nuovo accordo che faccia affluire liquidità alla imprese sbloccando i crediti dalla pubblica amministrazione (il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera ha parlato di 20-30 mld da sbloccare). Sangalli sottolinea anche il ruolo dei consorzi fidi e del fondo centrale di garanzia, e il rinnovato accordo sulla moratoria dei debiti.
Infine, la riduzione del costo delle commissioni sugli strumenti di moneta elettronica, «nel momento in cui si punta alla riduzione della circolazione del contante».
Mortalità imprese
L’indagine di Unioncamere è impietosa. Nel primo trimestre 2012, le iscrizioni di nuove imprese sono diminuite di 5mila unità rispetto all’analogo periodo 2011, mentre le cessazioni sono state 12mila in più. Il saldo è negativo per oltre 26mila imprese, quasi il triplo rispetto al -9.638 del gennaio-marzo 2011.
E’ il peggiore dato dal primo trimestre 2009, quando il saldo fu negativo per oltre 30mila imprese. Dunque, le lancette sono tornate al periodo più nero della crisi finanziaria iniziata nel 2008.
I successi del Made in Italy, commenta il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello, da soli non bastano a sostenere un’economia oggi «segnata da profonde difficoltà e da una diffusa incertezza nel futuro». La richiesta: «politiche di sostegno all’impresa più piccola», oltre a «credito e semplificazione servono azioni straordinarie sul fronte occupazionale e fiscale».
Dal canto loro, le Camere di Commercio si impegnano al «sostegno del tessuto economico, soprattutto di quello meridionale più in difficoltà in questo momento».