Il ministro del Welfare Elsa Fornero ha sentenziato: «se la riforma del lavoro non passa, il Governo andrà a casa», per troncare le numerose proteste e critiche mosse al governo Monti da tutte le parti in causa, comprese le aziende.
Ma all’orizzonte si profila una schiarita tra Governo e sistema produttivo italiano, per venire incontro alle richieste delle imprese e in particolare alle istanze di Confindustria , espresse da Emma Marcegaglia, sulla flessibilità in entrata.
Il ddl di riforma del mercato del lavoro è stato studiato per essere «aperto, inclusivo e dinamico», perché «è impensabile che in un mondo così dinamico si possano iniziare e concludere carriere, da 17 a 57 anni, sempre nella stessa realtà aziendale». La riforma è stata fatta «per il Paese e non per compiacere sindacati, imprese o partite IVA», però è migliorabile.
Dello stesso parere il ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera: la riforma del lavoro «è buona e di sicuro arriverà in fondo». Ma ha aperto alle modifiche: «Come ogni cosa può essere ulteriormente migliorata»
Riguardo al vertice di maggioranza sulla riforma del lavoro di martedì 17 aprile, Fornero spiega che affronterà «questo appuntamento con serietà e senza arroganza. Abbiamo lavorato bene e forse qualcuno ha cambiato idea rispetto alle posizioni precedenti. È possibile cambiare idea, come è possibile cambiare qualcosa della riforma, nessuno dice che sia intoccabile. Ma rivendico che questa riforma ha un suo equilibrio e una sua valenza generale».
«Con questo provvedimento stiamo cercando di rendere l’ingresso nel mondo del lavoro meno precario, così come stiamo cercando di dare lavoro a chi lo ha perso. Quindi vediamo questa riforma non come una rivoluzione ma come uno strumento con contenuti molto equilibrati tra le sue parti. Poi se c’è qualcuno con suggerimenti per migliorarla, non ci tireremo indietro perché pur trattandosi di una riforma così complessa, non è intoccabile».
Il Governo è convinto che oggi il posto fisso sia «un’illusione», e il contratto a tempo determinatovada bene solo «se un’azienda ne ha bisogno, però deve pagare di più perché la probabilità che quella persona non trovi posto subito dopo è più alta».
Questo non significa che il Governo non sia cosciente del «grande disagio sociale che attraversa il Paese, che negli ultimi 15 anni si è impoverito per la mancata crescita e con una distribuzione del reddito sperequata a danno di classi medie e povere», né che sia contento di «aumentare la tassazione, ma sappiamo come sia anche difficile tagliare la spesa».