Si parla da mesi di febbre suina, o meglio influenza H1N1, ma fino ad ora non si era pensato ad associarne i rischi anche alle attività di business, fenomeno di cui invece si comincia a discutere ora.
In realtà, con l’accrescersi delle misure restrittive negli ambienti pubblici, le aziende non devono trascurare le possibili conseguenze sugli affari prodotte del pericolo del contagio – in ufficio, in trasferta o negli ambienti di lavoro.
Parliamo di rallentamento delle attività quotidiane, dell’ostacolo alle trattative d’affari e a incontri di lavoro, dell’assenteismo, ecc.
Il calo della produttività, dovuto al rallentamento dei ritmi lavorativi – produttivi e distributivi – ma anche all’incremento ad un clima più teso in ufficio o in viaggio di lavoro, è di fatto una realtà. Certamente secondaria rispetto ai rischi per la salute, ma non di meno concreta.
Tanto che molti esperti di settore hanno lanciato l’allarme “assenza di piani aziendali adeguati” per contrastare le conseguenase economiche della pandemia H1N1.
Anche le Pmi, dunque, seppure in misura minore rispetto alle grosse aziende coinvolte in attività extraterritoriali, possono fare qualcosa per evitare possibili conseguenze in termini di produttività: gli esperti consigliano di prevenire l’effetto paura non solo con misure igienico-sanitarie concrete ma anche e soprattutto con piani di business continuity.