Il lavoro flessibile apporta benefici alle PMI e ai dipendenti, ponendosi come scelta mirata all’interno di una strategia globale di superamento della crisi economica.
Secondo il 64% delle aziende coinvolte in una recente ricerca Microsoft, condotta da Vanson Bourne, una prassi lavorativa flessibile permette di attrarre e fidelizzare i migliori talenti e per il 71% del campione comporta un sensibile aumento della produttività dei dipendenti.
Tuttavia, il passaggio dalla teoria alla pratica sia ancora lungo.
Il 68% delle imprese italiane dichiara di consentire il lavoro flessibile e il 71% afferma di disporre di politiche e linee guida adeguate; nella realtà però, solo il 49% dei dipendenti dichiara di avere effettive opportunità di lavoro flessibile mentre meno di un terzo dichiara di ricevere linee guida.
In pratica, le aziende devono ancora implementare una seria strategia di trasformazione delle realtà lavorative, oggi non pensate nell’ottica del lavoro flessibile.
Il problema è che sono ancora sentite come numerose le barriere normative e molto spesso mancano istruzioni chiare da parte del management. In un momento difficile come quello attuale, però, le aziende rischiano così di perdere i vantaggi offerti dalle nuove tecnologie e delle modalità di lavoro e che consentono un risparmio sui costi vivi del lavoro.
«Le imprese che riscuoteranno successo in futuro saranno quelle che abbatteranno le barriere tra le persone, i luoghi di lavoro e le tecnologie e doteranno i loro collaboratori dei mezzi necessari per essere produttivi e creativi, ovunque si trovino», ha affermato Silvia Candiani, direttore Marketing & Operations di Microsoft Italia.
Occorre quindi «mettere le persone al centro dei processi e costruire ambienti di lavoro sempre più fondati su valori quali fiducia, responsabilità, orientamento agli obiettivi e motivazione».