Le forme contrattuali in Italia sono molteplici: una di queste è rappresentata dal contratto di compartecipazione degli utili, che prevede un metodo alternativo per il calcolo della retribuzione dei dipendenti.
Vediamo fino a che punto costituisce un vantaggio per il dipendente e per l’azienda.
Riferimenti normativi
I riferimenti normativi per il contratto di compartecipazione degli utili possono essere trovati sia nella costituzione italiana (articolo 36) che nel codice civile (articoli n. 2102 e n. 2549).
Più in particolare quest’ultimo, all’articolo n. 2549 definisce il negozio giuridico in esame stabilendo che “con il contratto di associazione in partecipazione l’associante attribuisce all’associato una partecipazione agli utili della sua impresa o di uno o più affari verso il corrispettivo di un determinato apporto. Detto apporto in nessun caso può essere costituito da una prestazione di lavoro, di qualsiasi natura.
Se invece finisse per essere una vera e propria prestazione di attività lavorativa, il contratto di associazione in partecipazione diventerebbe nullo e in sua vece si considererebbe “stipulato fra le parti un contratto di lavoro economicamente dipendente a tempo indeterminato”.
L’articolo 2102 del codice civile stabilisce gli obblighi dell’azienda in caso di compartecipazione degli utili: “la partecipazione agli utili spettante al prestatore di lavoro è determinata in base agli utili netti dell’impresa e, per le imprese soggette alla pubblicazione del bilancio, in base agli utili netti risultanti dal bilancio regolarmente approvato e pubblicato”.
Retribuzione
Il lavoratore viene retribuito con un corrispettivo determinato in base alle provvigioni sulle vendite che riesce ad effettuate e alla sua partecipazione agli utili dell’azienda.
Da chiarire che la compartecipazione degli utili non può portare ad un abbattimento drastico dello stipendio, perché la legge prevede che le prestazioni di lavoro vengano ricompensate con una adeguata retribuzione.
Nel caso in cui la compartecipazione non fosse sufficiente a garantire tale diritto, infatti, l’azienda dovrebbe provvedere ad integrare il salario fino ad assicurare al lavoratore uno stipendio accettabile.
Vantaggi
Nel firmare un contratto di compartecipazione degli utili il lavoratore gode dei guadagni economici dell’impresa nella parte prestabilita, mentre l’azienda si assicura che il dipendente sia incentivato a produrre di più. Quale modo migliore per motivare e rendere il lavoratore parte integrante dell’azienda?
L’unico neo per il lavoratore è non avere la garanzia di uno stipendio fisso, oltre al rischio di eventuali perdite dell’azienda: per ovviare a questo, una soluzione che tutela impresa e lavoratore può essere quella di concordare una retribuzione fissa per poi operare un conguaglio in positivo o in negativo in base al reale utile aziendale.