Se da un lato il presidente del Consiglio Mario Monti fa marcia indietro cercando l’appoggio dei partiti per il bene dell’Italia, dall’altro il ministro del Welfare Elsa Fornero difende la riforma del lavoro, specificando che il Governo non vuole «spaccare il Paese»: «è l’ultima cosa che vogliamo fare».
Articolo 18
Tuttavia sulla questione più spinosa, ossia l‘articolo 18, ha ribadito di non «aver mai messo un faro ideologico» ai tavoli con imprese e sindacati, e che prima di mettere a punto il disegno di legge che andrà alle Camere il Governo ha «lavorato per tre mesi» attraverso il «dialogo» con tutte le parti.
Licenziamenti individuali
In pratica, secondo Fornero l’Esecutivo non «vuole dare licenza di licenziare» ma fornire alle imprese più facilità.
Più potere alle imprese, dunque, ed anche su numeri piccoli (con la riforma saranno consentiti anche i licenziamenti individuali per motivi economici) «per ragioni che hanno a che vedere con l’andamento economico delle imprese».
Ricorsi
Il ministro ha ribadito che la linea del Governo, e della riforma, è scoraggiare il più possibile i ricorso alla magistratura: «dobbiamo partire dal presupposto che i lavoratori non siano tutti fannulloni e che gli imprenditori non siano solo sfruttatori. In Germania si va dal giudice per il 5% di casi di licenziamento».
Infine, il ministro ha tenuto a sottolineare che il governo di tecnici non è insensibile alle tensioni sociali del paese, anzi: «anche se appariamo freddi e tecnici ci mettiamo sensibilità».