I lavori sulla Riforma del Lavoro riprenderanno dopo il 2 aprile, ovvero quando il premier Mario Monti tornerà dall’Asia: durante il suo viaggio in Oriente il presidente del Consiglio continua a parlare di riforme in atto in Italia, rispondendo a molte delle accuse che gli vengono mosse ma dichiarandosi fiducioso nella bontà della riforma e convinto che passi in Parlamento «anche perché l’esempio delle pensioni mi lascia ben sperare».
Dalla parte del Governo anche la UE, che ha approvato la riforma e preme perché l’Italia la vari in fretta, rivedendo «alcuni aspetti della legge sulla protezione dell’impiego e il suo frammentato sistema di sussidi alla disoccupazione».
La nota della Commissione Europea sottolinea però: «le parti sociali hanno un ruolo importante nel definire le riforme del lavoro. Auspichiamo che le autorità italiane e i sindacati continuino a lavorare insieme in modo costruttivo per raggiungere i migliori risultati possibili».
Una revisione del mercato del lavoro che in Italia è necessaria se il Paese intende aumentare la propria competitività e lavorare per migliorare occupazione e crescita.
Il commissario UE al Lavoro, Laszlo Andor, ha invita il nostro Paese ad affrontare anche il «problema della segmentazione del mercato del lavoro».
Il Commissario ha riconosciuto alla riforma Fornero del Governo Monti «l’ambizione di indirizzare in maniera complessiva le rigidità e le asimmetrie della normativa a tutela degli occupati muovendosi verso un più integrato sistema di ammortizzatori sociali. Questo dovrebbe assicurare un miglior equilibrio in ingresso e uscita dal mercato del lavoro».
E ora «la responsabilità di una rapida adozione di una riforma effettiva è del Parlamento. È importante che l’obiettivo e l’ambizione del testo finale sia proporzionato alle sfide del mercato del lavoro italiano… È centrale che il testo finale incentivi una maggiore dinamismo del mercato del lavoro», ha concluso Andor.
Monti ha invece sottolineato che non tutta la riforma del mercato del lavoro è fonte di proteste: «una parte della riforma è accettata da tutti, non stranamente è quella parte che implica una spesa da parte del Governo. Ma ci sono anche altre parti della riforma, che noi riteniamo strettamente complementari al pacchetto per fare in modo che sia una buona riforma, che rappresentano una medicina più amara da ingoiare».
E nonostante le polemiche sulla revisione dell’articolo 18, il premier è tranquillo che il proprio operato sia apprezzato dagli italiani, «ho l’impressione che la maggioranza degli italiani percepiscano questa riforma del lavoro come un passo necessario nell’interesse dei lavoratori» e che «nonostante alcuni giorni di declino a causa delle nostre misure sul lavoro questo Governo sta godendo un alto consenso nei sondaggi i partiti no».