Le aziende italiane tentano in tutti i modi di sopravvivere, cercando di superare questo difficoltoso momento di crisi anche con mezzi impropri, come il lavoro nero.
In particolare, molte PMI cercano di restare a galla aggirando regole e tutele previste dalla normativa sulla sicurezza in azienda e dai contratti del lavoro, accrescendo ulteriormente il problema nazionale.
Ad affermarlo è la Direzione territoriale del Lavoro, in relazione alle ispezioni condotte a Torino e provincia nel 2011.
Delle 4.135 aziende ispezionate, il 36% (1.492 imprese) risulta infatti in una posizione irregolare, con 1.409 lavoratori in nero su un totale di 7.435 posizioni lavorative verificate.
In 741 casi si è riscontrata una mancata tutela delle lavoratrici madri e non sono mancati 13 minori irregolari, 35 extracomunitari clandestini, 485 appalti illeciti e 545 sanzioni relative ai tempi di lavoro.
In quest’ultimo caso si è registrato il mancato rispetto dei turni di riposo, lo sforamento degli straordinari od orari di part-time applicati in maniera scorretta.
A questo triste quadro devono essere aggiunte 817 «violazioni prevenzionistiche» di mancato rispetto delle norme di sicurezza, 709 diffide per crediti di lavoro emanate a favore dei lavoratori, 346 riqualificazioni dei rapporti di lavoro e 49 notizie di reato.
Un insieme di misure che ha consentito tra l’altro di recuperare 22 milioni 449 mila euro tra premi Inps e Inail, a conferma della necessità di combattere in modo più vigoroso e costante contro l’evasione fiscale.