La difesa del Made in Italy, e in particolare dei prodotti dell’agricoltura, arriva in piazza a Montecitorio: davanti alla sede della Camera dei Deputati, a protestare perchè si ritiene che il marchio Italia, principale patrimonio del Paese, non venga adeguatamente tutelato e rispettato è Coldiretti – associazione di imprese del settore agricolo, spesso PMI) – che promuove insieme a consumatori (Federconsumatori, Adusbef, Codacons), ambientalisti (Legambiente) e associazioni di settore come Slowfood e l’Aiab (associazione italiana per l’agricoltura biologica) l’alleanza per il Made in Italy.
La scarsa tutela del brand costa al sistema Italia 300mila posti di lavoro nonché un mancato fatturato intorno ai 100 miliardi all’anno. La motivazione di fondo: un settore patrimonio del paese, come l’agroalimentare, non viene adeguatamente valorizzato e sfruttato, pur essendo una potenziale leva economica.
Ogm
In primis, la questione degli Ogm, organismi geneticamente modificati, dopo le posizioni di Corrado Clini, ministro dell’Ambiente, favorevole ad un’apertura agli Ogm espressa fra l’altro in sede europea. L’Italia, insieme ad altri Paesi come Svezia, Spagna e Ungheria, è favorevole a una modifica che consenta di autorizzare gli Ogm, fatto salvo il diritto di ogni sigolo stato di vietarli.
L’Aiab esprime soddisfazione per il fatto che il Consiglio Ambiente della Ue non abbia raggiunto l’accordo su questo ed esprime invece preoccupazione per «le aperture del ministro Clini in merito». Sergio Marini, presidente della Coldiretti, ritiene che la posizione del ministro Clini rappresenti «l’ultimo caso di sottovalutazione e disattenzione nei confronti del valore del Made in Italy» fra i motivi della protesta di Coldiretti, consumatori e ambientalisti «che condividono la battaglia per una Italia libera da Ogm».
Quanto alle dichiarazioni di un altro esponente del Governo, Corrado Passera, ministro dello Sviluppo Economico, sulla volontà di sostenere l’internazionalizzazione del Made in Italy con le riforme di Ice, Sace e Simest, Marini ritiene positivo l’impegno del ministro ma ricorda la necessità di distinguere fra la vera internazionalizzazione da forme di delocalizzazione che invece danneggiano il Made in Italy.
Turismo
L’enogastronomia, insieme all’arte e alla cultura, rappresentano in generale un patrimonio che l’Italia secondo le associazioni di settore potrebbe sfruttare maggiormente per la crescita dell’economia, per esempio al servizio del turismo.
Mentre, secondo i dati di Unioncamere, in un territorio ricco di questo tipo di risorse come il Centro Italia «non attirano un numero di turisti adeguato alle straordinarie potenzialità di questi luoghi».
Solo «il 15% dei turisti stranieri ed il 7% degli italiani visita le regioni centrali perché attratto dal patrimonio artistico e culturale» e «solo il 6% degli italiani e il 9% degli stranieri trascorre una vacanza nelle provincie fuori dai gran tour in Abruzzo, Toscana, Marche, Umbria, Lazio o Molise perché desideroso di gustare le eccellenze dalla consolidata e feconda tradizione enogastronomica.
Eppure molte Doc e Igp italiane vengono proprio dalle coltivazioni e dagli antichi saperi di questi luoghi. Solo 41 comuni su 792 superano i 30 posti letto per kmq».
La tutela
Sono oltre 2mila i Comuni che ad oggi hanno adottato delibere per difendere le produzioni originali italiane e per vietare il finanziamento pubblico di prodotti che sfruttano i “sapori” tipici delle produzioni italiane ma in realtà sono realizzati all’estero.
E poi ancora, 12 delibere regionali, provvedimenti da parte di 29 province, 41 camere di commercio e 119 altri enti di tutela.