IVA al 23% da ottobre: colpo per consumi e imprese

di Barbara Weisz

Pubblicato 8 Marzo 2012
Aggiornato 28 Giugno 2012 14:55

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Il viceministro Grilli dichiara che l'IVA aumenterà in ottobre, come previsto dal decreto Salva Italia in mancanza di riforma fiscale che reperisca altrove le risorse: protestano imprese e consumatori.

Il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli  ha dichiarato che dal prossimo 1° ottobre l’IVA salirà al 23%, sottolineando che la misura è prevista dal decreto Salva Italia e che al momento non ci sono tesoretti per ridurre le tasse: l’Esecutivo fa dunque retromarcia scatenando la protesta di consumatori e aziende, soprattutto del commercio.

Una dichiarazione che smentisce quella rilasciata a metà febbraio dal premier Mario Monti, che aveva definito «possibile» evitare il previsto aumento dell’IVA nel prossimo autunno.

Clausola di salvaguardia

L’aumento di due punti percentuali riguarda l’aliquota attualmente al 21% (che arriverebbe al 23%) e quella del 10% (che passerebbe al 12%), è prevista dalla manovra finanziaria di fine 2011 come clausola di salvaguardia, che scatterebbe automaticamente nel caso in cui non intervengano prima altre misure fiscali che consentano di reperire analoghe risorse.

In base alle dichiarazioni di Monti, l’Esecutivo sperava di reperire le risorse attraverso la lotta all’evasione fiscale.
Ora, le dichiarazioni di Grilli vanno in senso opposto: nessun tesoretto, quindi aumenterà l’IVA.

La protesta delle imprese

Immediate sono piovute critiche da più parti, in primis dalle imprese: a far sentire la propria voce sono soprattutto le associazioni del commercio, settore largamente rappresentato da Pmi.

Confesercenti accusa il Governo di voler «far cassa mettendo le mani nelle tasche degli italiani piuttosto che tagliare una spesa pubblica senza limiti e caratterizzata da inutilità e sprechi», sottolinea che «con un Paese in recessione e i consumi in stallo, l’ulteriore aumento dell’IVA allontanerà sempre di più la crescita» e si chiede: «come si potrà poi pretendere che le imprese aggancino la ripresa economica?».

IVA e pressione fiscale

Confesercenti ricorda i dati europei: l’IVA in Italia è già superiore alla media dei 27 Stati della UE (20,9%) e a quella di molti partner della moneta unica, come Francia (19,6%), Spagna (18%) e Germania (19%). Con l’aliquota al 23% supererebbe anche la Finlandia, al 22%, mentre sono superiori le aliquote di altri paesi scandinavi, come Danimarca e Svezia (25%).

A tutto questo però in Italia si aggiunge una quadro di tassazione su cittadini e imprese molto pesante, con «una pressione fiscale che raggiungerà il 46% nel 2013».

Anche Confcommercio teme «effetti drammatici sull’economia reale» e «ribadisce la necessità che si faccia di tutto, sulla scorta delle caute aperture manifestate dal presidente Monti, per non procedere, in automatico e a partire dal prossimo mese di ottobre, ad ulteriori inasprimenti».

Confcommercio ritiene che «l’aumento dal 10% al 12% dell’aliquota ridotta – che interessa in particolare il comparto turistico – e quello, soprattutto, dal 21% al 23% dell’aliquota standard comporteranno non solo la riduzione del volume dei consumi, il cui profilo evolutivo appare già oggi molto negativo, ma ridurranno anche il potere d’acquisto, i redditi percepiti e la ricchezza messa da parte dalle famiglie».

«Netta contrarietà» anche dalla Cia (confederazione italiana agricoltori) secondo cui «così si allontana la ripresa e si rende difficile la situazione delle aziende agricole, oberate dai costi e dall’IMU».

Associazioni dei consumatori

Critiche pesanti da parte delle associazioni dei consumatori.

Il Codacons parla di «scelta sciagurata» e ritiene che «non potrà esserci crescita» se il Governo va a incidere sui consumi. Secondo le stime dell’Associazione, per una famiglia di tre persone l’aumento dell’IVA al 23% si tradurrebbe in una tassa da 418 euro, senza considerare gli arrotondamenti di prezzo.

Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef, insistono: con gli aumenti IVA saliranno anche i costi aggiuntivi, dai carburanti ai prezzi di tutti i beni trasportati su gomma, con conseguenze che vengono definite «disastrose» per le famiglie. Secondo i calcoli di queste due associazioni, l’impatto economico sulle famgilie sarebbe intorno ai 235 euro all’anno e questo avrebbe inevitabili ripercussioni anche sulle imprese.

Sul fronte del dibattito politico, critiche da parte dell’ex sottosegratrio all’Economia, Luigi Casero, dal vicepresidente della Camera Maurizio Lupi e dal parlamentare della Lega Nord Massimo Fugatti.