Ancora troppo esigua la presenza di donne ai vertici delle aziende, nonostante sia passato un anno da quanto l’UE ha dettato le proprie regole in favore delle quota rosa nei CdA delle aziende quotate, ponendosi l’obiettivo del 40% entro il 2020.
Donne nei CdA, solo il 13,7%
In media, secondo i dati diffusi da Bruxelles, la presenza delle donne nei CdA delle imprese europee, tra ottobre 2011 e gennaio 2012, è aumentata solo di +0,1%, passando dal 13,6% al 13,7% (circa 1 su 7). Dal 2010 ad oggi la crescita è stata di +1,9% e. secondo le stime Ocse, la presenza media nei 34 Paesi analizzati è del 10%.
E in tutto ciò l’Italia certo non spicca in quanto a “buone pratiche” posizionandosi a sei posti di distacco dalla coda d’Europa con una percentuale di presenza femminile nei CdA del 6,1%. Fanno peggio solo Malta (3,0%), Cipro (4,4%), Ungheria (,5,3%), Lussemburgo (5,7%) e Portogallo (6,0%).
Come spesso accade, sono i Paesi del Nord Europa a far registrare una maggiore attenzione verso le parità di genere. Punta di diamante è la Norvegia che ha introdotto le quote rose per legge già nel 2006 e fa registrare una presenza di donne nei CdA pari al 40%, in linea con l’obiettivo fissato dalla UE per il 2020 e ben oltre quello posto per il 2015 (30%). Seguono in classifica Finlandia (27,1%), seguita da Lettonia (25,9%), Svezia (25,2%) e Francia (22,3%).
Reding: legge UE su quote rosa
Al di là delle percentuali, a preoccupare è il trend di crescita troppo lento: di questo passo ci vorrebbero 40 anni per arrivare a un equilibrio di genere accettabile, ovvero il 40% (obiettivo UE per il 2020).
La vicepresidente Viviane Reding ha accolto con rammarico i risultati diffusi da Bruxelles che dimostrano come l’appello lanciato alle società quotate in Borsa di aumentare volontariamente la presenza delle donne nei CdA sia servito davvero a poco. Così ha deciso di avviare una consultazione pubblica per valutare l’introduzione di una legge europea che fissi le quote rosa.
Reding ritiene però questa misura “l’ultima spiaggia”: «personalmente la quote rosa non mi piacciono, ma forse sono necessarie» visto che «l’autoregolamentazione non ha dato finora grandi risultati». Di una cosa Reding è però sicura: «la scarsa presenza delle donne ai vertici impedisce all’Europa di essere competitiva e di crescere».
«Le quote rosa non suscitano il mio entusiasmo, ma i risultati mi piacciono. È ora di infrangere quel soffitto di cristallo che in Europa continua ad ostacolare l‘ascesa di donne di talento ai vertici delle società quotate in Borsa», soprattutto visti i dati che dimostrano come l’equilibrio di genere ai vertici aziendali giovi notevolmente alle prestazioni e alla competitività delle imprese portando fino ad un +56% dei profitti.