Liberalizzazioni: le commissioni bancarie si pagheranno

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 6 Marzo 2012
Aggiornato 1 Luglio 2014 15:08

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Rivista la norma del Dl Liberalizzazioni sulle commissioni bancarie: saranno annullate solo se non rispettano le norme sulla trasparenza.

Dietro front del governo Monti sull’emendamento al Decreto Liberalizzazioni che avrebbe cancellato le clausole che prevedono commissioni bancarie su crediti, fidi e sconfinamenti di tutte le linee di credito: dopo le polemiche dell’ABI – con il presidente Giuseppe Mussari e gli altri vertici che erano arrivati a presentare le proprie dimissioni – il Governo annuncia che correggerà l’articolo 27 bis del decreto liberalizzazioni.
Come? Se non con lo stralcio parziale dell’articolo in questione, si procederà ad una (poco probabile) contromisura ad hoc nel Decreto Semplificazioni o nel Decreto Fiscale.

Questo significa che le commissioni bancarie saranno sì cancellate, ma «solo nel caso in cui le banche non abbiano rispettato le norme sulla trasparenza» emanate dal Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (Cicr).

La scelta iniziale di operare questa correzione con il Decreto Semplificazioni, annunciata dal relatore Stefano Saglia, derivava dal fatto che quello sulle liberalizzazioni è già stato approvato dal Senato e il Governo punta ad arrivare ad ottenere il via libera definitivo dalla Camera entro il 24 marzo: oltre questa data, infatti, il Decreto Liberalizzazioni scadrebbe e bisognerebbe ricominciare l’iter legislativo.

L’emendamento al Dl Semplificazioni depositato in commissione alla Camera però ha scatenato polemiche sull’altro fronte, ovvero di coloro che ritengono che il Governo stia operando a favore degli istituti finanziari, mettendo a punto misure pro banche.

È inoltre dubbia l’ammissibilità dell’emendamento al Decreto Semplificazioni sulle commissioni bancarie, essendo queste materia estranea al decreto stesso. Lo stesso Saglia, ricordando le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che invitava le Camere a rispettare i dettati in materia, ha dichiarato che «è la prima volta che abbiamo a che fare con questa sollecitazione del Quirinale per vigilare sull’ammissibilità degli emendamenti che sono estranei al tema del provvedimento» e ora «saranno le commissioni a decidere se l’emendamento è ammissibile oppure no».

Secondo una fonte parlamentare, dunque, «non sarà presentato l’emendamento al decreto semplificazioni perché sarebbe ritenuto quasi certamente inammissibile». Bisogna trovare un’altra strada, che sembra sempre più quella del Decreto Fiscale.