Continua il sofferto iter di approvazione del trattato ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement) volto a contrastare la contraffazione: il dubbio di molti è che l’attuale versione dell’ACTA possa in qualche modo ledere diritti fondamentali quali la libertà di espressione e di informazione o la protezione dei dati e la proprietà intellettuale, portando con sé un pericoloso bavaglio alla libertà di espressione e riservatezza degli internauti.
Sul testo dell’ACTA pende ora il verdetto della Corte di Giustizia Europea: lo ha annunciato il Commissario europeo Karel De Gucht con l’intenzione di dissipare dubbi e polemiche sul testo.
«Abbiamo intenzione di chiedere alla più alta corte europea di valutare se ACTA è incompatibile – sotto qualunque forma – con i diritti fondamentali europei in tema di libertà», ha dichiarato De Gucht.
Si tratta di un segnale significativo nell’iter di approvazione di un trattato siglato dalla stessa Unione Europea e che sarebbe potuto essere ratificato “alla cieca”; evidentemente le numerose proteste e polemiche di questi mesi non potevano più essere sottovalutate.
Come affermato infatti dallo stesso De Gucht, «portare ACTA alla Corte di Giustizia rappresenta un passo dovuto; il dibattito deve essere basato sui fatti e non sulla disinformazione o sui rumor che sono scaturiti dai media sociale e dai blog nelle recenti settimane».
D’altro canto, la Commissione Europa non ha mancato di sottolineare la validità del testo e l’inutilità della polemica che la circonda: «ACTA non cambierà nulla su come oggi usiamo Internet e i social media – poiché non introduce nuovi ruoli. ACTA non censurerà i siti web o provocherà la loro chiusura; ACTA non ostacolerà la libertà di Internet o di parola».