Nella riforma delle pensioni esiste una riferimento normativo che consente ad alcune tipologie di lavoratrici donne di godere della pensione di anzianità e dunque del sistema contributivo: l’art. 24 comma 14 della legge 214/2011 ha fatto salva la situazione dei “soggetti di cui all’articolo 1, comma 9 della legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni e integrazioni.
Pensione di anzianità per donne
Risulta possibile, fino alla conclusione della sperimentazione – stabilita al 31 dicembre 2015 – conseguire il diritto all’accesso alla pensione di anzianità.
Requisiti contributivi
Possono fruire di questa possibilità le persone di sesso femminile che abbiano raggiunto un’anzianità di contribuzione non inferiore ai 18 anni al 31 dicembre 1995 e che al contempo non abbiano maturato, entro il 31 dicembre 2007, i requisiti di anzianità contributiva e di età anagrafica utili per il conseguimento del diritto a pensione di anzianità.
Inoltre possono accedervi le lavoratrici con un’anzianità inferiore a 18 anni, sempre al 31 dicembre 1995, ma che non abbiano già esercitato il diritto di opzione per il sistema contributivo.
Gestioni previdenziali diverse
Le escluse sono invece le lavoratrici in possesso di diversi periodi di contribuzione maturati in gestioni previdenziali diverse.
Assegno di pensione minimo
Si tratta quindi di una occasione per le donne che vogliono utilizzare il sistema contributivo per accorciare la loro carriera lavorativa necessaria alla pensione, anche se la conseguenza è l’applicazione delle disposizioni sul trattamento minimo.
È quindi opportuno realizzare i dovuti calcoli poiché l’importo della pensione potrebbe risultare significativamente minore, rispetto ad un calcolo misto con il sistema retributivo.
Ad esempio le nate negli ultimi mesi del ‘55 con 35 anni di contributi nel 2012, raggiungerebbero 42 anni di contributi a maggio 2019 e dovrebbe lavorare fino a luglio 2019 e 64 anni di età. In alternativa potrebbe optare per la soluzione contributiva andando in pensione subito, con decorrenza novembre 2013.
In altre parole risparmierebbe 5,5 anni di lavoro, andando tuttavia a ridurre sensibilmente sull’ammontare dell’assegno pensionistico.