E’ stata stroncata sul nascere la cosiddetta “SOPA italiana“, ovvero l’emendamento Fava (dal cognome dell’onorevole Gianni Fava, Lega Nord). 365 voti alla Camera hanno infatti bocciato e seppellito una proposta che sin dai suoi primi albori non aveva mancato di scatenare accese discussioni.
Si sono schierati contro l’emendamento praticamente tutti i gruppi politici: PDL, IDV, FLI, API, PD e UDC.
Viene così cancellato l’articolo 18 della Legge Comunitaria 2011 che introduceva l’obbligo per gli hosting provider di rimuovere contenuti considerati illeciti su semplice segnalazione di chi detiene i diritti d’autore, il tutto senza passare per l’autorità giudiziaria o amministrativa.
Confindustria Cultura Italia ha espresso il suo rammarico per ciò che considera una occasione persa.
Esulta l’associazione Agorà Digitale: «il voto contrario a larga maggioranza sull’emendamento presentato dall’On. Fava (Lega Nord) è l’ennesima sconfitta della strategia della repressione rispetto ai nuovi modelli di fruizione e creazione dei contenuti abilitati dalla Rete. […] Ma è anche il segno che esiste una piccola pattuglia trasversale di parlamentari determinati a difendere i valori di una rete libera e aperta».
Molti festeggiano ora la sconfitta di una proposta che avrebbe potuto rappresentare un nuovo tentativo di imbavagliare il Web, a partire da Antonio Di Pietro: «Oggi è una grande vittoria per tutti noi. Siamo riusciti a bloccare l’ennesimo tentativo di mettere il bavaglio alla Rete, uno degli ultimi spazi di libera informazione».
Un plauso arriva pure dal PD: «la tutela del diritto d’autore e la lotta alla contraffazione meritano una norma specifica compatibile con la libertà d’informazione e lontana da ogni possibilità di censurare la rete» Non mancano le felicitazioni del FLI: «l’abrogazione della norma Fava ripristina una situazione di normalità sul diritto d’autore in rete e riallinea l’Italia a ciò che avviene in Europa e in occidente».
Di parere opposto l’onorevole Fava che nelle ore passate aveva sbandierato alcuni apprezzamenti sull’emendamento giunti dagli Stati Uniti.