Open Source: i “costi nascosti” di adozione in azienda

di Andrea Chiarelli

Pubblicato 22 Giugno 2009
Aggiornato 4 Gennaio 2021 14:56

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La completa gratuità del software Open Source? Un mito da sfatare: analisi dei potenziali costi di migrazione che una Pmi deve considerare prima di adottarne il modello in azienda

Uno dei più comuni equivoci a proposito del software open source è la sua gratuità. Nonostante siano passati anni dall’introduzione di questa filosofia, e nonostante le precisazioni delle organizzazioni che la promuovono, l’errata equivalenza Open Source = Software gratuito persiste, talvolta anche tra gli addetti ai lavori.

Proviamo dunque a capire se la presunta gratuità del software con licenza Open Source – spesso considerata il principale vantaggio dell’adozione dei relativi software – è poi davvero l’aspetto più invitante di questo modello di distribuzione e analizziamo gli elementi di costo da tenere in considerazione nell’adozione di un software di un certo rilievo per l’attività di un’azienda.

Open Source e gratuità

Spesso si parla di quello open source come di un software che non prevede costi di licenza. Anche se nella maggior parte dei casi concreti è un’affermazione che risulta vera, in linea di principio non lo è: nessuna delle licenze riconosciute dalla Open Source Initiative impone la gratuità della licenza d’uso.

La concessione in licenza d’uso Open Source di un software può benissimo essere anche a pagamento, senza violare nessun principio della filosofia stessa. A tale proposito si sono chiaramente espressi sia la Free Software Foundation sia la Open Source Initiative, confermando quindi come in linea di principio sia falsa l’equivalenza Open Source = software gratuito.

Ma allora come mai la maggior parte del software open source è disponibile gratuitamente?

Si tratta in realtà di un effetto collaterale dei principi della filosofia Open Source. Una volta acquisito un software con tale licenza, infatti, l’utente ha il diritto non solo di utilizzare il software, ma anche di modificarlo e distribuirlo, entrando di fatto in concorrenza con gli autori originari del software.

In sostanza, i principi dell’Open Source mettono in moto un meccanismo di concorrenza per cui il costo iniziale dell’acquisizione della licenza può essere immediatamente abbattuto creando una comunità di utenti e sviluppatori dello specifico software.

Agli effetti pratici, quindi, la maggior parte del software Open Source ha un costo di licenza pari a zero, ma non dovrebbe rappresentare uno scandalo l’eventuale richiesta di pagamento per la concessione di un software in licenza d’uso di tipo Open Source.

D’altra parte, come ben sanno gli analisti, i costi di acquisizione di una licenza software incidono per una percentuale variabile del 5% – 15% sul TCO (Total Cost of Ownership), cioè del complesso dei costi associati all’acquisizione, all’uso ed alla manutenzione del software.

Quindi, il solo abbattimento del costo della licenza non è di per sé motivo sufficiente nell’adozione di un software Open Source che abbia una certa rilevanza per l’attività aziendale.

Nel processo di adozione di un software Open Source occorre valutare altri fattori che pongono problematiche e opportunità assenti nel software cosiddetto proprietario.

Adozione di un nuovo software Open Source

L’adozione ex-novo di un software open source, cioè che non vada a sostituire altri software già presenti in azienda, è sicuramente un’operazione meno traumatica della sostituzione di un software pre-esistente, a prescindere dal tipo di licenza.

A parte i costi di licenza, le voci di costo da valutare nell’adozione di un software, open source o proprietario, sono gli stessi: costi di personalizzazione, di setup, di formazione, di assistenza e manutenzione.
Tuttavia, per la natura stessa del software “aperto” e per le sue tipiche modalità di distribuzione, alcuni fattori vanno valutati attentamente, in quanto possono tradursi in costi imprevisti, a volte molto onerosi.

Uno dei primi elementi da considerare è il metodo di scelta del software: mentre quello proprietario prevede un canale organizzato di commercializzazione e informazione, nel mondo Open Source la maggior parte dei progetti viene portata avanti su base volontaria e senza vere operazioni di marketing, tranne che in pochissimi casi.

Prima di adottare un software open source, bisogna effettuare una valutazione oculata di diversi aspetti: diffusione del software e vitalità del progetto, supporto tecnico e documentazione, localizzazione.

Nel caso di un software proprietario spesso la scelta viene effettuata basandosi sul nome dell’azienda più che sulle caratteristiche del prodotto in sé. Nel mondo Open Source spesso accade il contrario: le aziende che sostengono un progetto vivono all’ombra del progetto stesso.

Senza una guida opportuna, quindi, scegliere un software che ben risponda alle esigenze aziendali, tenendo conto di costi e benefici correlati, può rivelarsi molto complesso.

L’altro elemento da tenere in considerazione è il supporto tecnico e la manutenzione del software. A differenza del software proprietario, tali servizi non sono sempre standardizzati e garantiti.

Data la natura comunitaria della gestione di un progetto Open Source, spesso il supporto viene fornito su base volontaria dalla stessa comunità. Questo approccio non offre una garanzia sulla risoluzione di eventuali problemi e spesso presuppone una certa competenza tecnica e conoscenza interna del software.

Dal punto di vista aziendale, quindi, è opportuno acquisire competenze tecniche adeguate per intervenire nella risoluzione di problemi. Questo obiettivo può essere raggiunto con la formazione di personale tecnico interno o rivolgendosi a professionisti esterni.

In ogni caso si tratta di un costo da tener presente nella scelta del software. Le stesse osservazioni valgono anche per la gestione degli aggiornamenti.

Non solo: se per un software proprietario è generalmente facile reperire corsi di formazione, documentazione e materiale didattico, per buona parte del software open source l’offerta può essere scarsa, inadeguata o inesistente.

Se si aggiunge anche l’eventuale mancanza di localizzazione sia del software che della relativa documentazione, lo scenario non appare molto incoraggiante.

Conclusioni

Naturalmente queste osservazioni non rappresentano la regola generale. Esistono diversi casi in cui l’offerta dei servizi accessori è paragonabile a quella del software proprietario. In ogni caso, gli elementi citati sono da valutare attentamente per poter scegliere adeguatamente un software open source senza lasciarsi prendere dall’entusiasmo della gratuità della licenza d’uso.

Un’attenta analisi dei costi “nascosti” di un software Open Source è essenziale per mettere alla luce eventuali effetti economici che derivano dalla sua adozione.