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Mercato del lavoro in attesa di riforma: la mappa dei contratti in Italia

di Barbara Weisz

24 Gennaio 2012 16:30

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Uno schema sulle tipologie contrattuali esistenti in Italia, al centro della riforma del mercato del lavoro: contratti subordinati, flessibili, autonomi, formazione, contratti speciali.

Lo snellimento delle tipologie di contratti di lavoro esistenti in Italia è uno dei punti cardine della riforma del lavoro intorno alla quale è appena iniziato il dibattito fra Governo e parti sociali. Non solo, è anche uno dei punti su cui esecutivo, imprenditori e sindacati sembrano tutti d’accordo: in Italia i contratti aziendali tra cui districarsi sono troppi.

Sul come superare questa giungla contrattuale, invece, le posizioni sono diverse, ma al di là del dibattito sulla riforma del lavoro, che proseguirà per settimane, vediamo lo stato attuale delle cose.

Tipi di contratto in Italia

Il balletto di numeri intorno alle tipologie contrattuali è noto: la Cgil ne conta 46, Confindustria invece ne calcola una ventina, per riassumere le due posizioni più note. In realtà, le divergenze sono solo numeriche, nel senso che gli industriali accorpano alcune tipologie di contratto di lavoro sotto un’unica voce, mentre la Cgil le differenzia. Al di là di queste precisazioni, cerchiamo di fornire uno mappa sintetica.

Il lavoro subordinato

Sotto la voce lavoro subordinato ci sono la maggior parte dei contratti esistenti. Innanzitutto, le due tipologie fondamentali: i contratti a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato. Sono in entrambi i casi contratti da dipendenti, la differenza fondamentale riguarda il fatto che nel secondo caso il rapporto di lavoro ha un termine fissato al momento della firma del contratto.

Ma sono rapporti di lavoro subordinato anche una serie di tipologie contrattuali introdotte negli ultimi vent’anni: le più importanti sono la legge Treu del ’97 e la legge 30 (conosciuta anche come legge Biagi) del 2003. Rientrano in queste categorie, i contratti di somministrazione (una volta si chiamavano interinali), come lo staff leasing, le varie forma di contratto a chiamata, il job sharing.

Il lavoro flessibile

Sostanzialmente per lavoro flessibile si intende quello regolato da contratti di lavoro part-time. Ce ne sono diverse tipologie (lo schema di Confindustria li accorpa, quello dei sindacati li divide, ma in sostanza si tratta degli stessi contratti). Il part-time può essere orizzontale (orario quotidiano ridotto), verticale (si lavora a tempo pieno ma solo tre giorni alla settimana), e misto, che può anche prevedere riduzioni di orario in alcuni periodo dell’anno. I contratti part-time possono essere a tempo determinato o indeterminato.

I contratti di formazione

I contratti di formazione sono in sostanza i contratti di apprendistato (ce ne sono altri, come quelli di formazione nel pubblico impiego), che riguardano appunto settori specifici). I contratti di apprendistato sono uno dei temi centrali della riforma di cui si discute, e sono anche uno dei punti che maggiormente interessano le Pmi, che li utilizzano molto. Al momento, sono disciplinati dalla legge 30 del 2003. E

a grandi linee si possono dividere in tre grandi tipologie: apprendistato di istruzione, apprendistato professionalizzante, apprendistato di alta formazione. Sono applicabili ai giovani fino a 29 anni (anche qui con alcuni distinguo fra le diverse forme contrattuali).

I contratti autonomi e parasubordinati

Anche quella dei contratti autonomi e parasubordinati è una piccola galassia di forme contrattuali che si sono moltiplicate con le varie rirofme del mercato del lavoro. Confindustria tende a non differenziare fra le due forme, lavoro autonomo e lavoro parasubordinato, mentre i sindacati pongono dei distinguo.

Al di là di queste divergenze, rientrano in questa categoria i co.co.co (collaboratori coordinati e continuativi), le varie forme di contratto a progetto, il telelavoro, il lavoro a partita Iva, le prestazioni occasionali.

I contratti speciali

I contratti speciali riguardano rapporti di lavoro legati per esempio alla stagionalità, con i contratti speciali dell’agricoltura, o a particolari categorie professionali, come i lavoratori porta a porta. Rientrano in questa categoria anche gli stage e i tirocini di inserimento e di reinserimento dei disoccupati.