Liberalizzazioni 2012: tutte le misure per imprese e professioni

di Barbara Weisz

Pubblicato 21 Gennaio 2012
Aggiornato 22 Gennaio 2012 18:33

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Meno burocrazia, Srl semplificate a costo zero, tariffe senza vincoli, più libertà d'impresa: tutte le misure per le Pmi italiane del decreto Liberalizzazioni.

Non solo taxi, farmacie, libere professioni (notai e avvocati) e compagnie di assicurazione: anche le imprese sono al centro del decreto sulle liberalizzazioni approvato dal Governo Monti, e le misure che riguardano le aziende sono in diversi casi di grande interesse per le Pmi. In primis, grazie alle norme per semplificare la burocrazia e facilitare la nascita e l’avvio di nuove imprese a costo zero.

Fumata nera, invece, per le misure di contrasto al ritardo dei pagamenti della PA alle aziende private, così come ai possibili risarcimenti in titoli di stato per queste imprese creditrici.

Il decreto liberalizzazioni, di fatto il primo atto della fase due del governo Monti, quella incentrata sulla crescita (da qui “decreto Cresci-Italia”), si pone come obiettivo quello di aumentare la concorrenza in Italia.

Misure per le imprese

Il decreto liberalizzazioni prevede una serie di norme per snellire e velocizzare le pratiche societarie: spariscono tutte le regole che fissano limiti numerici, autorizzazioni, licenze, nulla osta, preventivi atti di assenso (non giustificati da un interesse generale) per aprire un’attività economica, e quelle che pongono divieti alle attività economiche che non sono adeguati o proporzionali alle finalità pubbliche perseguite.

Altra novità è il tribunale per le imprese, per fruire di una corsia preferenziale quando si ha a che fare con la giustizia, oltre alle già esistenti sezioni specializzate in proprietà industriale e intellettuale.

In particolare, nasce la Srl semplificata per imprenditori under 35. In pratica, per costituire una “Società semplificata a responsabilità limitata” basterà un euro di capitale sociale e niente notaio per l’atto costitutivo, perchè basterà depositarlo presso l’Ufficio del Registro delle imprese, esente da diritti di bollo.
Tuttavia, quando uno dei soci supera i 35 anni sarà automaticamente escluso di diritto “agevolato”, a meno che la società cambi la ragione sociale. Se poi il requisito dell’età viene meno per tuttiquanti i soci, allora la società si deve sciogliere o cambiare necessariamente ragione sociale.

Professioni

Per quanto riguarda invece i liberi professionisti, oltre all‘abolizione delle tariffe minime e massime (con grande disappunto degli avvocati), è previsto un incremento nel numero dei notai: subito altri 500 e a seguire con nuovi concorsi per coprire i posti che si renderanno disponibili.

Per quanto riguarda i tirocinanti, sarà possibile svolgere sei mesi dei 18 totali di tirocinio per l’esame di Stato presso le università.

Altre categorie

Per le compagnie di assicurazione sarà obbligatorio presentare al cliente un preventivo scritto con il compenso e l’indicazione della polizza assicurativa.

Nuove regole anche per gli edicolanti: possono ora praticare sconti e non hanno obblighi di spazio da riservare alla stampa quotidiana a periodica; possono rifiutare prodotti che editori e distributori abbinano ai giornali e ai magazine, possono vendere altri prodotti.

Il decreto liberalizzazioni ha congelato per il momento la questione taxi, rimandando l’incremento delle licenze e demandando la decisione all’organo preposto.

Per le farmacie è previsto un nuovo bando per incrementarne il numero: presto ci saranno altre 5mila farmacie accanto alle attuali 18.000, con una proporzione di una ogni 3mila abitanti.

Liberalizzazione = sviluppo

Tutto questo, alla luce della considerazione che esiste un rapporto molto stretto fra liberalizzazioni, sviluppo economico e innovazione, mentre invece una eccessiva regolamentazione dell’attività d’impresa, così come oneri economici troppo elevati, ostacolerebbe l’ingresso sul mercato di nuovi soggetti, scoraggiano gli investimenti, incidono sulla produttività. E consentono di sopravvivere a imprese poco efficienti.

Studi economici avvalorano la tesi che una miglior regolamentazione dell’attività economica (come la misurano gli indicatori della Banca Mondiale) che faccia passare un paese dal quartile peggiore a quello più virtuoso, valga oltre due punti di PIl ogni anno.

E la Banca Mondiale nella classifica sulla qualità della regolamentazione dell’attività produttiva colloca l’Italia al 65esimo posto su 181 paesi.