Sono partite le prime azioni legali intraprese da alcune delle migliaia di aziende che, invano, hanno versato nel 2010-2011 i contributi obbligatori per un sistema mai divenuto operativo: il SISTRI -, il sistema informatico per la tracciabilità dei rifiuti speciali e pericolosi che prevede il carico dei rifiuti nel sistema del produttore e del trasportatore e il monitoraggio degli impianti di smaltimento con lo scopo di combattere le eco-mafie – che sarebbe dovuto partire tanto tempo fa e puntualmente prorogato.
L’ultimo rinvio è arrivato il 23 dicembre 2011, quando il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto “Milleproroghe” con il quale l’entrata in vigore del SISTRI per la prima tranche di aziende interessate è slittata al 2 aprile 2012. E chissà se questa sarà davvero la volta buona.
Quel che è certo, invece, è che le imprese hanno già versato i contribuiti previsti dalla legge, anche se in realtà non hanno mai usufruito della piattaforma. E ora le 325mila imprese coinvolte chiedono il rimborso, ritenendo ingiusto il pagamento di un servizio che non esiste, soprattutto in questo periodo di crisi economica che non risparmia nessuno, Pmi in primis.
Stiamo parlando di ben 70 milioni di euro in due anni spesi per iscriversi al SISTRI e acquistare black box e chiavette USB.
La volontà di riavere indietro dal Ministero dell’Ambiente quanto versato, più un risarcimento per i danni subiti, ma non lo sono le modalità.
Da una parte c’è chi ritiene che l’unione faccia la forza e, anche tramite le Associazioni di categoria, si sta mobilitando per avviare una class action, dall’altra c’è chi predilige le vie legali individuali.
Qualsiasi sia la soluzione scelta l’attenzione è d’obbligo.
Negli ultimi tempi è infatti circolata la proposta di uno studio legale che propone alle aziende una sommatoria di azioni individuali.
Proposta che è stata inviata via email ad una lista di destinatari che, teoricamente, dovrebbe conoscere solo il Ministero dell’Ambiente, il che lascia qualche perplessità sulla natura di tale azione.
Qualunque sia la via prescelta, l’azione legale sebra comunque avere dei solidi presupposti: l’evidente inadeguatezza degli strumenti informatici messi a disposizione di imprese ed operatori della filiera – oltre alle difficoltà degli stessi ad adeguarsi – ha portato nel tempo il ministero dell’Ambiente a rinviare l’entrata in vigore di SISTRI un numero infinito di volte, ammettendo (seppur in minima parte) i limiti del sistema e spingendolo a prevedere ulteriori test prima di una entrata in vigore a regime: da ciò si desumerebbe che una azione legale per un risarcimento abbia tutte le carte per conculdersi con una vittoria delle imprese che decidessero di fare causa.