Accesso al credito negato alle imprese: la Ue si muove in aiuto delle Pmi, in piena crisi del debito – con Eurolandia al centro della bufera scatenata dal taglio rating di Standard & Poor’s a nove Paesi europei Italia compresa e dal giudizio “ribassato” sul Fondo Salva Stati – criticando l’agenzia americana e moltiplicando gli appelli alla crescita.
Ma c’è di più e questo è un fatto nuovo: la l’Ue insiste sull’importanza dell’imprenditoria di piccola e media dimensione e sulla priorità di agevolare l’accesso delle Pmi al capitale di rischio.
Agevolare l’accesso al credito delle Pmi
Emblematico l’esito della missione romana del presidente del Consiglio Ue Herman Von Rumpuy che al termine dell’incontro con il premier Mario Monti, oltre ad aver lodato in generale gli sforzi che l’Italia sta facendo per uscire dalla crisi economica, ha rivolto il suo pensiero anche all’esigenza di valorizzare il patrimonio delle Pmi, in Italia e in tutta Europa: «è necessario evitare la stretta creditizia delle nostre economie: bisogna facilitare i prestiti, mobilitando le risorse nel modo più efficace possibile, per agevolare l’accesso delle Pmi al capitale di rischio» ha spiegato.
Evitare il credit crunch
E ancora: «Bisogna mobilitare tutte le risorse finanziarie europee per evitare il credit crunch» e se le azioni della Bce, la Banca Centrale Europea, per la liquidità del sistema bancario sono fondamentali, è altrettanto importante puntare sulla crescita anche permettendo con maggior facilità e successo il finanziamento del mondo delle imprese. Anche agevolando il ricorso delle Pmi al venture capital.
Critiche per declassamenti e taglio rating
L’Europa fa quadrato intorno alla propria economia a tutti i livelli. I vertici di Bruxelles così come le cancellerie delle capitali europee hanno diffuso ampie e dettagliate dichiarazioni di sostegno all’economia e critiche, anche severe, nei confronti dei tagli al rating di S&P.
Il presidente della Banca Centrale Europa, Mario Draghi, definisce la situazione molto grave. E entrando nel merito del dibattito, accesissimo, sul ruolo delle agenzie di rating, parla della necessità di aumentare la concorrenza nel settore ma aggiunge anche che «bisogna imparare a farne a meno», considerandole una delle tanti componenti della valutazione del credito.
Taglio rating Italia: conseguenze per le Pmi
Parole molto dure, che però riguardano quella che di fatto è anche una questione tecnica. Come ampiamente sottolineato in questi giorni, la perdita della A per l’Italia rischia di avere conseguenze che dipendono dalle regole del mercato finanziario. Ci sono grandi investitori e fondi che per statuto non possono investire nel debito di Paesi che non hanno la A. Per non parlare delle possibili conseguenze sulle banche e, a cascata, sul credito alle imprese.
Il mondo delle imprese teme che ora la scure di S&P si abbatta anche sulle banche e sulle grandi emissioni societarie (in genere, succede così). E se, del tutto ipoteticamente, anche un’altra delle tre agenzie dovesse prendere un’analoga decisione, per il sistema bancario scatterebbero, quasi automaticamente, nuovi coefficienti di patrimonializzazione. Con tutte le conseguenze che è facile immaginare sul credito alle imprese (e anche qui, in questi casi a farne le spese, in genere, sono soprattutto le Pmi).
Rischio downgrade da Fitch
Alla luce di tutto questo, i riflettori si accendono sulle decisioni di un’altra agenzia, Fitch: Alessandro Settepani, Head of Business and relationship management di Fitch Ratings Italia, proprio oggi ha ribadito che il rischio che entro il mese il rating italiano venga tagliato è molto concreto.
Analoga posizione era stata espressa nei giorni scorsi da David Riley, responsabile dei rating sovrani dell’agenzia. Ma il rating italiano per Fitch è A+, (mentre quello di S&P era solo A), quindi tutto dipenderà dall’entità dell’eventuale, anzi probabile, taglio.
Fondo Salva Stati
L’altra decisione presa da S&P, subito dopo quella di tagliare i rating di nove Stati europei, è stata quella di abbassare il giudizio anche sul Fondo Salva Stati, togliendogli la tripla A e portandolo a livello AA+. Il direttore dell’Efsf Klaus Regling ha subito fatto presente che il downgrade di una sola agenzia non riduce la capacità di prestito del fondo di 440 miliardi di euro.
La reazione dei mercati
Dai mercati, non arrivano reazioni negative, anzi. Dopo un primo giorno di contrattazioni dopo la pioggia di downgrade, le borse hanno chiuso in positivo,e poi l’andamento è tornato al rialzo. Anche lo spread è rimasto saldamente al di sotto della soglia dei 500 punti. E ci sono buone notizie anche sul fronte dei rendimenti dei titoli a breve. Il Btp a due anni è sceso sotto il 4% per la prima volta da settembre, il differenziale fra questo titolo e i titoli biennali tedeschi viaggia sotto i 400 punti base.