La crisi ha messo in ginocchio la maggior parte delle aziende italiane, tuttavia anche altri fenomeni contribuiscono a rendere più stringente il momento di difficoltà delle Pmi, come ad esempio la concorrenza straniera in Italia.
In particolare, il numero di imprese gestite da stranieri è cresciuto nell’ultimo anno del +5,7%, mentre quello delle imprese gestite da italiani è calato dell’1,4%.
Le imprese straniere concorrono al benessere economico del Paese in questo momento di crisi, apportando un prezioso contributo in termini di gettito fiscale.
Dal 2006 gli immigrati imprenditori sono aumentati del 38,6% (soprattutto a Roma, Milano e Torino), mentre quelli italiani hanno riscontrato una flessione del 6,6%.
Quel che preoccupa gli imprenditori, invece, è la crescente incidenza delle lavoro nero e dell’abusivismo.
Sono infatti questi gli ostacoli principali individuati dalla Fondazione Leone Moressa di Venezia dopo un’indagine condotta su un campione di 600 imprenditori italiani sulla concorrenza delle imprese gestite da stranieri.
Gli intervistati credono che “le imprese gestite da immigrati non rispettino appieno le normative e che ci sia bisogno di maggiori controlli da parte degli organi preposti”.
Un timore fondato solo in parte in realtà, e che invece riguarda parimenti tanto le aziende straniere quanto quelle italiane.
Non di meno, in Italia il lavoro sommerso e l’evasione sono problemi reali, che hanno ottenuto nella Manovra Finanziaria Monti una risposta alle preoccupazioni degli imprenditori vessati dalla crisi e in concorrenza con chi “non rispetta le regole”, con un programma serrato di interventi contro l’evasione fiscale e le diverse forme di abusivismo.