La manovra finanziaria del governo Monti alla fine ha scontentato un po’ tutti (aziende e soprattutto i lavoratori si sentono i più colpiti dalle dure misure di tassazione ed hanno appoggiato di buon grado gli scioperi indetti dai sindacati), a partire dalla riforma delle pensioni, che si appoggia ad una riforma del lavoro – in corso d’opera – ritenuta insostenibile dai sindacati.
Già quello del pubblico impiego, che ha fatto incrociare le bracca a medici, dipendenti pubblici, impiegati delle poste e insegnanti è stato un successo secondo le sigle sindacali nella lotta per contrastare la manovra finanziaria Monti.
Unitariamente, Fp-Cgil, Cisl-fp, Uil-Fpl e Uil-Pa evidenziano «l’alta adesione tra i lavoratori, in molti casi superando il numero degli iscritti alle sigle sindacali».
I numeri dei partecipanti, insieme alla buona riuscita dei presidi sono sufficienti a dare una valutazione positiva della mobilitazione», affermano tutti i rappresentanti.
A questo punto il Governo dovrà prendere atto del segnale inviato dai lavoratori, introducendo alla manovra finanziaria una maggiore attenzione nei confronti dell’equità delle misure, anche sui temi del lavoro.
Le modifiche da apportare al testo durante l’iter parlamentare dovranno prevedere una riforma delle pensioni che «non sia scaricata sulle spalle di lavoratori e pensionati», prevedendo al contrario misure che colpiscano «per la prima volta evasione e grandi patrimoni».
Sulla stessa linea anche il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che afferma: «Il governo scenda dalla cattedra e venga con la gente normale, a discutere con i sindacati».