ICT Trade: focus su business e innovazione

di Noemi Ricci

20 Maggio 2009 17:30

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Si conclude oggi la due giorni di ICT Trade: per operatori e vendor italiani, focus sulle novità del mercato IT e le opportunità di business emergenti

Si conclude oggi a Ferrara l’edizione 2009 dell’ICT Trade consueto appuntamento annuale che traccia lo scenario corrente del mercato ICT italiano, dando voce a vendor e filiera produttiva di settore.

Come sempre articolata in sessioni espositive, tavole rotonde e incontri one-to-one volti al dibattito e allo scambio di idee e know-how, quest’anno è stato dato ampio spazio all’analisi delle tendenze, delle strategie e delle linee di sviluppo del business ICT alla luce della crisi dei mercati mondiali.

Ma è davvero crisi? Questa la provocazione al convegno di apertura, che ha “sondato” gli umori delle quasi 600 aziende in sala, che da soli rappresentano il un turnover di 45 miliardi.

La recessione è sentita da circa il 30% delle imprese ICT attive in Italia, percentuale che arriva al 41% nelle previsioni di fine 2009.

Le tendenze riguardano un po’ tutti i settori merceologici trattati dall’evento sono: IT, software gestionale e applicativo, tecnologie di base, sistemi e storage, periferiche networking; digital device, consumer electronics, imaging e imprinting, apparati e applicazioni TLC, banda larga, ISP e ASP, sistemi integrator, ecc.

In particolare, per i protagonisti stessi del mercato si può parlare di crisi dell’Hardware a differenza dei Servizi IT che tengono con buona fiducia (20,3%) di provider e operatori.
Buone prospettive anche per Unified Communications (26,3%) e appena dietro il Middleware (11,9%).

Le cause dello stallo per molti segmenti? La mancanza di risorse e liquidità che porta la domanda a contrarsi e il mercato a traballare.
In questo scenario è ritornato forte il leitmotiv sui ritardi nei tempi di pagamento (21,9%) e sulle difficoltà di accesso al credito da parte delle banche (36%).

Tra le righe, comunque, il messaggio che si è voluto dare è mediare tra eccessivo ottimismo e catastrofismo esagerato, per dare al sistema produttivo le giuste chance di ripresa.