Gli ambienti virtuali aziendali sono veramente sicuri e in grado di proteggere i dati sensibili raccolti con i pagamenti online? Si, a patto che le aziende trasformino la propria strategia di conformità per includere la crittografia, considerata la soluzione di data security oggi più sicura e ricercata.
E’ quanto emerge da una ricerca condotta dal provider di soluzioni per la protezione dati SafeNet e dalla rivista inglese SC Magazine sulla sicurezza nelle transazioni online all’interno degli ambienti virtuali aziendali e che ha coinvolto 170 aziende europee.
La virtualizzazione ha apportato innegabili benefici alle aziende e ben il 70% degli intervistati ha dichiarato di memorizzare i dati sensibili sia su macchine virtuali (35%), sia in ambienti cloud privati (26%) o pubblici (9%).
La sicurezza online in un ambiente virtualizzato rappresenta così una priorità assoluta per il 46% del campione preso in esame dalla ricerca e con la crescente adozione di servizi di virtualizzazione e cloud la maggior parte dei manager che si occupano di sicurezza IT guardano con crescente attenzione alla sicurezza degli ambienti multi-tenant.
Tra questi, il 53% teme che gli amministratori di sistemi cloud possano aver un accesso privilegiato ai dati, mentre una metà di loro lamenta una mancanza di visibilità su dove, quali e quando i dati risiedano nel cloud. Inoltre, il 69% delle organizzazioni intervistate utilizza ancora user name e password per proteggere l’accesso alle informazioni.
Al fine di rendere i dati virtualizzati più sicuri, sempre più aziende iniziano quindi a sfruttare sfruttare, in modo proattivo, i controlli di sicurezza abilitati dalla crittografia, divisi in:
- Database Encryption (33%),
- End-to-End Encryption (34%),
- Email Encryption (38%),
- Encrypting App Data (21%),
- File Encryption (35%),
- NAS encryption (12%),
- SAN encryption (19%)
- Disk encryption (36%).