Una ricetta anti-Spread basata su dodici azioni, sei della quali di breve periodo, da realizzare quindi entro i prossimi 6-12 mesi, e altrettante di più lungo periodo, nei prossimi 2-5 anni: è questa la proposta degli analisti finanziari italiani contenuta in un position paper che l’Aiaf (l’associazione degli analisti finanziari) ha predisposto nelle scorse settimane e, fra le altre cose, ha spedito al presidente del Consiglio Mario Monti.
Il punto di partenza del ragionamento è che la crisi del debito europea, pur traendo origine dalla crisi dei mutui subprime (2008-2009)«presenta una sua specificità europea, poiché ha trovato terreno fertile in un’unione monetaria che non è un’unione economico-politica compiuta». E il «coinvolgimento dell’Italia nelle pressioni dei mercati finanziari rappresenta il raggiungimento di un punto nodale della crisi» in cui lo scenario prevede solo due possibilità: il «rafforzamento dell’unione economica» oppure la «disgregazione dell’unione valutaria».
Si tratta di un’analisi su cui negli ultimi tempi sembrano convergere le opinioni di molti, anche degli stessi politici europei che da quasi due anni combattono contro la crisi, ma che ancora nei vertici della scorsa settimana non hanno trovato l’accordo su alcune delle misure che potrebbero rappresentare una soluzione, come l’emissione di Eurobond. Che è una delle 12 proposte dell’Aiaf, ma fa parte di quelle da attuare sul lungo periodo (anche per la necessità di modificare i trattati).
Sei proposte anti-Spread di breve periodo
Le sei iniziative che secondo il position paper degli analisti si potrebbero attuare nell’arco dei prossimi 6-12 mesi prevedono, fra e altre cose, il proseguimento dell’azione della Bce di acquisto dei titoli di stato, il rafforzamento del fondo salva stati, norme per i mercati finanziari che per esempio vietino, per il tempo necessario, le vendite allo scoperto (il provvedimento è già nell’agenda europea). Vediamole nel dettaglio:
1. La Bce deve proseguire nell’acquisto di titoli di Stato. Viene sottolineato il ruolo cruciale della banca centrale europea, che dovrà «restare centrale nel lungo iter che dovrà condurre ad un rafforzamento dell’infrastruttura istituzionale europea».
2. Rafforzamento del fondo salva stati (Efsf/Esm). L’European Financial Stability Facility, che a regime sarà sostituito dall’European Stability Mechanism «rappresenta il principale strumento di sostegno dei paesi dell’area euro in difficoltà» e «necessita di un ulteriore rafforzamento oltre che di un’adeguata flessibilità operativa». L’associazione degli analisti ritiene ad esempio opportuno che «la capacità decisionale non sia condizionata all’assenso unanime dei paesi contributori, soprattutto in situazioni nelle quali la rapidità d’azione» è essenziale.
3. E sottolinea la necessità di incrementarne la capacità finanziaria complessiva «anche con risorse aggiuntive reali da parte dei Governi», mentre «l’utilizzo di strumenti di leva» andrebbe limitato «per gli effetti moltiplicativi che si determinerebbero in caso di insolvenza di un paese». Il fondo salva stati dovrebbe avere anche una maggior efficacia d’intervento a sostengo indiretto delle banche, pur con la necessaria condizionalità.
4. Rafforzare il capitale delle banche. Il rafforzamento del capitale delle banche andrebbe perseguito attraverso tre canali, in ordine di priorità: il mercato o le fonti private, gli interventi governativi dei paesi ai quali le banche appartengono, e infine il fondo di stabilità europeo. Va però preservata la capacità di credito all’economia da parte del sistema bancario».
5. Presidiare l’andamento dei mercati. Qui gli analisti propongono di estendere i divieti di vendite allo scoperto, anche sui Cds, per il tempo necessario. Sollecitata l’accelerazione della regolamentazione dei mercati over the counter (non regolamentati).
6. Proseguire l’aggiustamento dei conti pubblici. Per perseguire l’obiettivo vanno privilegiate misure che non penalizzino eccessivamente la crescita nel breve termine.
Sei proposte anti-Spread di lungo periodo
Quanto alle azioni di più lungo periodo, da attuare entro cinque anni, riguardano essenzialmente la governance europea, e anche nuove regole ad esempio sul fronte delle agenzie di rating. Ecco i sei punti:
1. Rafforzamento della governance europea e rilancio della crescita – Le misure devono andare verso una maggiore integrazione economica e fiscale. In generale, la governance europea dovrebbe fare un salto di qualità «spingendosi a prevedere organismi istituzionali che accentrino parte della sovranità fiscale oggi di competenza dei singoli paesi. A questo fine sarebbero necessarie specifiche modifiche dei trattati».
2. Inserimento in Costituzione dei vincoli di bilancio – Trattasi di un provvedimento recentemente previsto dall’Italia, con l’avvio dell’iter di una specifica legge costituzionale. Il maggior rigore sul bilancio non deve però portare a rinunciare «al ruolo anticiclico di politiche fiscali espansive».
3. Integrazione istituzionale e modifiche ai trattati – Suggerite «un maggiore accentramento di alcune funzioni di finanza pubblica per i membri dell’area euro, fino alla costituzione di un’istituzione ad hoc, e la necessaria modifica dei trattati».
Qui gli analisti scendono nel dettaglio, citando anche la tassazione sulle transazioni finanziarie (la famosa Tobix tax, da tempo nell’agenda europea): un’istituzione creata ad hoc «o il rafforzamentodei poteri della Commissione e del Commissario agli Affari Economici e Finanziari deve spingersi fino all’autonomia impositiva su specifiche forme di tassazione (come quella sulle transazioni finanziarie) anche al fine di accumulare le risorse utili per il sostegno della stabilità finanziaria in Europa».
L’imposizione fiscale può essere differenziata per paese membro, secondo il diverso grado di correzione dei conti pubblici necessario. Tutto cioò richiede una revisione del Trattato di Lisbona (che non prevede alcun trasferimento di autorità fiscale dalla “perfieria” rappresentata dai paesi Ue, al centro, ovvero a Bruxelles). E ancora, «la ripresa di un progetto costituzionale europeo potrebbe rappresentare l’occasione per un rafforzamento di tutte le istituzioni, anche di quelle non finanziarie».
4. Emissione di Eurobond. Deve essere condizionata a un maggiore coordinamento fiscale, e accompagnata da un rafforzamento del ruolo della Bce. L’ipotesi di Eurobond su cui punterebbero gli analisti Aiaf prevede garanzie pro-quota per ogni paese e un’emissione limitata al 60% del pil di ogni paese membro. La politica di emissione andrebbe affidata a un’agenzia creata ad hoc, sotto l’egida del Commissario agli Affari Economici e Finanziari.
E bisognerebbe rafforzare il ruolo della Bce, come prestatore di ultima istanza e a sostegno della crescita, oltre che per la stabilità dei prezzi. In questo modo cadrebbe «almeno parzialmente, quella dicotomia tra valuta (comune) e debiti pubblici (nazionali) che impedisce alla BCE di svolgere il ruolo che di fatto hanno avuto la Fed e la Banca d’Inghilterra nel contrastare efficacemente la crisi».
Fra l’altro, «l’esperienza statunitense della Fed ha dimostrato che il doppio mandato (crescita economica e stabilità dei prezzi) non pone seri rischi inflazionistici e consente alla banca centrale di mantenere la flessibilità necessaria in un contesto di maggiore complessità come quello che caratterizzerà gli anni futuri». Dunque, «il modello della Bundesbank può essere superato, senza compromettere la credibilità dell’autorità monetaria europea».
5. Assicurare l’applicazione omogenea, seppur anticipata, di Basilea III – Molte banche hanno già provveduto ad adeguarsi ai criteri di rafforzamento di Basilea III, che rappresentano uno strumento per ripristinare la fiducia dei mercati. Ma Basilea III non deve danneggiare «l’attività di credito all’economia» e «non deve essere penalizzante per le banche europee».
Qui ci sono una serie di considerazioni interessanti sulla crisi: «l’aumento del rischio sovrano e di quello bancario sono state due espressioni della stessa crisi di fiducia» e a ben vedere «la storia finanziaria degli ultimi quattro anni ha visto banche e stati sovrani trasferirsi risorse e rischi, in un connubio che oggi mostra tutta la sua pericolosità per le implicazioni sistemiche».
Gli analisti propongono una sintesi decisamente efficace di quanto successo negli ultimi anni: «se la crisi bancaria dei mutui subprime è diventata crisi del debito sovrano anche per effetto degli interventi del settore pubblico a sostegno delle banche, la crisi del debito sovrano è tornata ad essere crisi bancaria per effetto dell’esposizione delle banche ai titoli di stato». L’Aiaf sottolinea anche che è necessario assicurare un’applicazione uniforme dei nuovi parametri di Basilea a livello internazionale, cioè anche alle banche americane.
6. Agenzie di rating e regolamentazione mercati – Si propone «la creazione di agenzie di rating, anche a carattere sovranazionale, distinguendone l’attività per le imprese da quella per gli stati sovrani. Va garantita «una maggiore concorrenza nel settore e assicurata un’adeguata regolamentazione e una costante indipendenza dagli interessi privati e dalle autorità pubbliche». L’Aiaf annuncia infine che sta mettendo a punto un progetto di studio dei mercati, chiamato Market Eye, con l’obiettivo di dare un contributo al dibattito sulle nuove regole della finanza.