Sebbene in lieve calo nel 2008 (-1%), il business sommerso della pirateria software in Italia continua a provocare vittime (imprese e lavoratori) e danni economici (vendite e profitti).
I dati del rapporto annuale IDC BSA sul fenomeno a livello mondiale, sono stati diffusi oggi dalla Business Software Alliance e mostrano a livello nazionale una recrudescenza delle conseguenze economiche del pirateria software.
Le perdite economiche per il settore informatico lo scorso anno sono cresciute del 7% per oltre 1,3 milioni di euro di danni.
In Italia, 2a in Europa (48%) dopo la Grecia (58%), le ricadute occupazionali assumono ormai toni gravi. Secondo le valutazioni degli esperti, basterebbe un giro di vite tale da ridurre di almeno il 10% ilo fenomeno per ricreare così oltre 6mila posti di lavoro.
D’altro canto queste cifre non sono una novità e la dramamtica situazione italiana è confermata anche dalle rilevazioni Microsoft, che incorona la Campania regina della pirateria informatica (36% su un panel di 353 esercizi commerciali analizzati).
La crisi economica non aiuta certo le imprese a rimanere fedeli ai costosi software prorpietari, per quanto non si possa certo giustificare la scelta criminale di adottare software piratato, che invece di arricchire l’Industria produttiva ingossa le tasche di chi lucra sulla contraffazione.
In questo senso, ancora una volta la scelta di puntare all’Open Source può rivelarsi la risposta alla difficile congiuntura, non dimenticando al contempo che investire in soluzioni informatiche proprietarie sul lungo periodo può comunque garantire il suo giusto ritorno.