Nell’ambito della 7a Giornata dell’Economia che si celebra oggi in tutto il Paese a livello locale, è stato presentato ieri a Roma il Rapporto Unioncamere 2009, che traccia il quadro dell’Italia che fa impresa anche in tempo di crisi analizzandone il sistema economico.
«L’Italia deve essere orgogliosa dei suoi imprenditori» è la considerazione di fondo del presidente Unioncamere, Andrea Mondello dinanzi al quadro drammatico delineato.
«Nel 2009, il 48% delle medie imprese investirà in Ricerca e Innovazione. Proprio questa parte di aziende che sta investendo uscirà da questa congiuntura in maniera solida, pronta a cogliere al meglio il vento della ripresa».
Conti alla mano, in realtà, non sarebbe facile per imprese e lavoratori andare avanti investendo e producendo: PIL 2009 in caduta libera a -4,2%, divario Nord-Sud in drastico aumento, pesanti stime sulla contrazione dell’occupazione (-1,9% della forza lavoro dipendente privata) e imprese in calo nel primo trimestre dello 0,5%.
Ma le cifre in realtà sarebbero più frutto di uno stato di “attesa” che di “crollo”. In pratica, il peggio è passato… più o meno.
Di fatto, nonostante le politiche di “contenimento delle perdite”, le aziende italiane stanno tentando di assumere meno ma non licenziare. O ancora, individuano figure più qualificate.
Per superare la congiuntura, Unioncamere sottolinea la necessità di “misure-ponte concrete”, dando priorità ad accesso al credito (un problema per il 20% delle imprese) e internazionalizzazione, che sta emergendo come “valvola di sfogo” della crisi nazionale grazie alle potenzialità dell’Export (34,1% nel 2008) verso i mercati esteri emergenti come Cina, Estremo Oriente e Paesi OPEC.
A questo si aggiunge la necessità di «superare la diffidenza culturale che colpisce soprattutto le piccole imprese, assicurare finanziamenti in tempi brevissimi e, da parte della Pubblica amministrazione, garantire pagamenti in tempi ragionevoli».