La crisi economica che attraversa il Paese ha messo in ginocchio quasi ogni realtà aziendale che, tra l’altro, patisce ancora la complessità delle procedure burocratiche e le difficoltà del rapporto con la Giustizia Civile.
È quanto emerso dal convegno di Napoli, chiusosi la scorsa settimana e organizzato da Unione Industriali, Ordine degli Avvocati e Magistratura Indipendente.
A soffrire maggiormente sono le piccole e medie imprese, che richiedono a gran voce una maggiore semplificazione e una migliore efficienza della burocrazia necessaria a svolgere i principali compiti aziendali.
Nella discussione dei temi che legano la crescita aziendale con la Giustizia civile è risultato evidente che anche l’inefficienza giudiziaria pesa sul bilancio delle Pmi di un fattore non trascurabile.
È infatti del 12% il contributo negativo dell’inefficienza giudiziaria sulle Pmi, superato solo dalla burocrazia e seguita dal 7% dell’inefficienza infrastrutturale e da altri fattori come la concorrenza asiatica (2%).
La Giustizia deve aggiornarsi ai tempi e risultare più efficiente, altrimenti rischia di annullare gli interventi delle riforme realizzate in Parlamento e di generare un deficit economico da 500 milioni di euro l’anno. A tanto infatti ammonterebbero, secondo la commissione tecnica della finanza pubblica del Ministero dell’Economia, le spese statali causate dall’eccessiva durata dei processi.
Le conclusioni del Consigliere della Magistratura Indipendente al CSM, Cosimo Maria Ferri, pongono l’accento su alcuni possibili rimedi, che partono dal tentativo digitalizzazione del processo civile e arrivano ad una selezione dirigenziale degli uffici giudiziari basata sulle capacità gestionali.