‘Giornata del credito’ per l’accordo tra banche e imprese

di Marianna Di Iorio

9 Marzo 2007 12:10

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Si è svolto ieri il quarantesimo appuntamento della "Giornata del credito" per discutere del rapporto tra le banche e le piccole e medie imprese

Le piccole e medie imprese rappresentano un mercato in crescita nel panorama italiano, ma per crescere ancora di più hanno bisogno di avere un maggiore sostegno dal sistema finanziario. Si tratta questo di un tema abbastanza caldo, oggetto dell’incontro avvenuto ieri presso la sede dell’Abi (Associazione bancaria italiana) per il quarantesimo appuntamento della “Giornata del credito”.

La Giornata del credito nasce da un’idea dell’Associazione Nazionale per lo studio dei problemi del credito (ANSPC), con l’obiettivo di creare una forte sinergia tra le banche, gli istituti finanziari e gli operatori economici e per discutere i problemi inerenti il mercato economico del Paese.

Dall’incontro è emerso un quadro non del tutto confortante per le imprese in quanto la maggior parte di coloro che sono intervenuti hanno mostrato una situazione poco serena nell’esprimere il rapporto tra banche e imprese. Tra i diversi interventi, Pietro Modiano, direttore generale vicario di Intesa-Sanpaolo, ha affermato che «l’eliminazione della commissione di massimo scoperto rientrerà in gioco sotto forma di maggiori tassi di interesse sui prestiti».

Anche Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio non ha usato parole tenere nel sottolineare che i finanziamenti a medio termine sono ancora oltre dieci punti indietro rispetto alla media dei Paesi appartenenti all’Unione Europea. Secondo Salvatore Rossi, direttore centrale per la Ricerca Economica della Banca d’Italia, il settore finanziario «a volte invoglìa poco le piccole e medie imprese familiari a compiere saldi dimensionali, aprendo il capitale al mercato». È necessario, aggiunge, «il supporto di mercati e intermediari in grado di selezionare e finanziare i progetti più efficienti, di favorire il passaggio del controllo delle aziende agli imprenditori più capaci, di coinvolgere nel nostro Paese risorse dagli investitori internazionali».

Una delle cause alla base di tutta questa situazione è che manca secondo Francesco Bellotti, vicepresidente di Confindustria, «la cultura del rischio che è invece una delle maggiori sfide che ci attendono».