La crisi economica soffoca le imprese d’Italia e non risparmia certo la Capitale, soffocando numerose Pmi attive nel territorio romano: le piccole imprese hanno subito gravi perdite e la situazione sta registrando un sostanziale peggioramento.
È lo scenario delineato dal primo Rapporto sullo stato di salute delle piccole imprese di Roma e provincia, che rappresentano circa il 77% del totale delle imprese non riferite al ramo agricolo.
Lo studio, promosso da Cna Roma e Istituto Guglielmo Tagliacarne, ha evidenziato il crollo degli indicatori dell’ultimo semestre 2008.
Nello specifico, le voci più critiche si riferiscono al fatturato (-25%), con stime per il primo semestre 2009 di dramamtico saldo negativo (-41%).
A fare da contraltare, le buone notizie sugli investimenti, cresciuti dell’8,9%.
Le imprese chiedono dunque l’intervento dello Stato, anche solo per ridurre i tempi di pagamento dalla Pubblica Amministrazione, con la quale lavorano moltissime aziende romane.
Tra le altre richieste, agevolare l’accesso al credito, diminuire gli oneri fiscali e le complessità amministrative e burocratiche.
Tuttavia, le piccole imprese romane sembrano reagire bene: si registra infatti una sostanziale stabilità in termini di occupazione, grazie a strumenti e strategie di risparmio alternativer ai licenziamenti: razionalizzazione costi e riorganizzazione processi interni.
A livello di settore, assieme all’Agroalimentare l’Informatica ha tenuto bene, Autoriparatori, Meccanica e Chimica hanno saputo fronteggiare la crisi con buoni risultati, mentre in coda troviamo Edilizia, Trasporti, Tessile e Servizi alla persona, che rappresentano le imprese capitoline più colpite.